Viktor Orbán (foto LaPresse)

Sovranisti... tiè!

Redazione

Orbán si fa più docile con l’Ue (senza illusioni) e fa ciao ciao a Salvini&Co.

Va bene il sovranismo, va bene guardare il mondo attraverso gli occhi dell’Ungheria, va bene anche fare finta di tendere un braccio verso gli euroscettici, ma quel posto dentro al Partito popolare europeo non deve toglierglielo nessuno. Viktor Orbán difende il suo status all’Europarlamento con tutte le sue forze, ci mette astuzia e razionalità, e mentre attende il verdetto dei tre saggi, i custodi dell’ortodossia dei conservatori che dovranno valutare il suo operato, mentre aspetta di sapere se la sua sospensione si tramuterà in espulsione o se verrà riammesso nel partito a pieno titolo, ha deciso di mettere in chiaro alcune cose. La prima è che non ha intenzione di allearsi con Matteo Salvini e Marine Le Pen, non metterà piede dentro all’Alleanza dei popoli e delle libertà, il confusionario gruppo di sovranisti, né cercherà una collaborazione. “Rispettiamo il vicepremier italiano, il governo italiano e il risultato delle europee – ha detto Gergely Gulyás, capo dello staff di Orbán – ma la cooperazione tra i partiti o la creazione di un gruppo parlamentare condiviso è da escludere”.

 

Passino le strette di mano e gli occhiolini ma dopo il gioco dei corteggiamenti ognuno a casa propria, noi con quelli che contano, voi con gli sconclusionati. Il secondo punto che ha voluto mettere in chiaro, a livello europeo ancora più importante, è la disponibilità a sospendere la riforma della Giustizia che aveva acuito i dissidi tra Budapest e Bruxelles e in seguito alla quale alcuni partiti dentro al Ppe avevano chiesto l’espulsione di Fidesz. La riforma punta a limitare l’indipendenza della magistratura e il governo era stato accusato di ledere lo stato di diritto, sembrava pronto a qualsiasi cosa fino a qualche mese fa pur di portare avanti la battaglia, ma non a mettere in discussione la famiglia europea. “Se rimaniamo nel Ppe possiamo influenzarlo”, ha detto Orbán ieri in un’intervista a Kossuth Rádió. Con tredici eurodeputati non si può far granché, ma di certo il futuro dell’Ue passa anche per il Ppe e così il premier ungherese, furbo, fa i suoi calcoli, prepara la sua offensiva – non ci illudiamo – e manda un saluto dalla finestra a tutti i sovranisti uniti.