Una manifestazione di Vox a Madrid (foto LaPresse)

Fa il botto o si sgonfia? In Spagna sono tutti in attesa del risultato di Vox

Eugenio Cau

La formazione di estrema destra sfugge alle proiezioni dei sondaggisti, e crea timori nelle forze moderate. Conteggi di coalizione

Milano. Era già successo con le elezioni locali in Andalusia, la regione meridionale della Spagna. Vox, partito di estrema destra, era dato dai sondaggi sotto al 5 per cento, ma i giornali non parlavano d’altro. Le home page spagnole erano tappezzate di notizie e curiosità su Vox e sul suo leader, Santiago Abascal. In Andalusia, lo scorso dicembre, Vox prese l’11 per cento, entrò per la prima volta in un Parlamento regionale, divenne fondamentale per formare un governo di destra. Alle elezioni di domenica, Abascal e i suoi sperano di ripetere lo stesso trucco a livello nazionale: saturare il sensazionalismo della stampa, irretire i sondaggisti, conquistare un posto centrale a Madrid. Oggi, i sondaggi danno Vox tra l’11 e il 13 per cento dei consensi. Sarebbe un successo inimmaginabile per un partito che fino all’anno scorso era poco più di un’interferenza statistica, ma in Spagna c’è addirittura chi si chiede: e se Vox facesse il botto? Il fatto è che il partito di Santiago Abascal è una bestia strana, almeno dal punto di vista dei numeri. Non ci sono serie storiche, non soltanto perché Vox è un partito nuovo. E’ la prima volta dalla fine della dittatura franchista che una formazione di destra estrema si presenta in maniera credibile alle elezioni nazionali, e nessun analista sa davvero come gli spagnoli reagiranno a questa offerta politica inedita. Il risultato di Vox alle elezioni conta non soltanto perché lunedì consentirà ai giornali di tutta Europa di titolare su “anche in Spagna avanzano i populisti”; conta perché se Abascal ottenesse più voti di quelle che sono le aspettative già alte, potrebbe diventare il vero kingmaker di una maggioranza di destra, anche se, come in Andalusia, per ragioni di contegno istituzionale fosse lasciato fuori dal governo.

 

 

Tutti i partiti hanno i loro sondaggi a uso interno, e secondo il sito El Confidencial, che ha scritto un articolo sul tema, tutti confermano quello che dicono le rilevazioni ufficiali: Vox poco sopra al 10 per cento. Eppure in molti temono sorprese. Ci sono elementi e segnali di preoccupazione. Per esempio, esattamente come Vox è sovrarappresentato sui media, lo è anche nelle ricerche su Google: l’estrema destra è da sola l’oggetto di oltre un terzo di tutte le ricerche sul motore di ricerca. Un altro indicatore aneddotico sono le piazze e i palazzetti: strapieni a ogni evento dei leader neofranchisti, con folle urlanti ed entusiaste. Poi ci sono gli elementi stranianti. Per esempio, la campagna digitale di Vox non è stata fatta su Facebook, come quella di tutti gli altri partiti, ma sulle chat private di WhatsApp, dove è più difficile tenere traccia di ciò che accade.

  

 

Eppure c’è chi ancora ricorda Podemos. Il partito della sinistra qualche anno fa era nella stessa situazione di Vox: era spuntato dal nulla, riempiva i palazzetti, faceva sognare i retroscenisti politici, aveva metodi di campagna elettorale alternativi e metteva in difficoltà i sondaggisti. Per anni i giornali spagnoli hanno profetizzato “il sorpasso” (lo scrivevano in italiano, sì), ovvero il momento in cui Podemos sarebbe diventato il primo partito della sinistra, superando i socialisti. Non è mai avvenuto. Oggi Podemos è in lotta per il terzo posto, si è istituzionalizzato, e un dirigente socialista ha commentato maligno al Confidencial: Podemos riempiva i palazzetti e noi faticavamo a portare persone anche a eventi piccoli, ma non ci ha mai superato alle urne. Non è da escludere, dunque, la possibilità che Vox sia una bolla mediatica.

 

Nel frattempo, Abascal è l’unico leader non direttamente coinvolto nelle diatribe infantili tra i leader, che da destra a sinistra si contendono i moltissimi elettori indecisi (nell’ordine: Pablo Casado del Partito popolare litiga con Albert Rivera di Ciudadanos per i voti della destra moderata, mentre lo stesso Rivera battibecca con Pedro Sánchez del Partito socialista per i voti del centro; Sánchez, a sua volta, si contende con Pablo Iglesias di Podemos la supremazia a sinistra). Tutti in attesa di capire se Vox farà il botto o si sgonfierà. 

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.