Francesi orgogliosi

Mauro Zanon

A suon di boutique fighette e oeuf mayonnaise, i giovani transalpini riscoprono la francesità

Parigi. Due amici di Tolosa, quattro anni fa, hanno deciso di “rivisitare ogni stagione dell’universo popolare francese”, lanciando un loro marchio, Club Pétanque, che si ispira alla celebre variante transalpina del gioco delle bocce, la pétanque appunto. I loro maglioni e le loro t-shirt ostentano con orgoglio le scritte “Tireur”, “Pointeur”, “Triplette”, e su Instagram prolungano, con l’aiuto dei filtri dell’app, l’universo pétanque-chic dei capi d’abbigliamento blu-bianco-rossi. Come loro, la griffe Gang de Paris, con le sue magliette dai nomi stravaganti ispirati a fantomatiche bande criminali, “Les Gars d’Charonne” o “Les Voyous de la Rue de Lappe”, fa strage di cuori tra i giovani parigini. Per non parlare del successo della Fédération française de l’apéritif (Ffa), nata dall’idea di tre ragazzi che hanno aperto due boutique nel Decimo e nel Diciassettesimo arrondissement per difendere e promuovere formaggi, salumi, vini e birre made in France.

 

Slate.fr lo ha definito “feticismo della francesità”, di più, un “gran concorso di riscrittura dell’identità nazionale”. E a essere i protagonisti di questo rilancio della cultura popolare sono i millenial, quelli che vengono additati come distruttori delle tradizioni e dei particolarismi, e che invece diventano i primi ambasciatori del patrimonio composito del proprio paese. Fino a metà luglio, a rue de Vertbois, nel quartiere più modaiolo della capitale francese, Le Marais, era tutto un celebrare il savoir-faire transalpino. Dieci negozi effimeri di moda, di accessori, di design, di cibo, di prodotti di bellezza e di abbigliamento sportivo hanno colorato la strada di francesità – anche le strisce sono state pittate con i colori della bandiera esagonale – e a promuovere il made in France erano un gruppo di ventenni e trentenni con le idee molto chiare. Tra le marche esposte, più di cento, spiccavano Garçon français, con t-shirt, slip e calzini che più francesi non si può, L’Appartament français, concept store a forma di appartamento per pubblicizzare una settantina di prodotti, Le Chic français, cinture, borse da viaggio e bluse alla marinara, e Archiduchesse, calzini coloratissimi con una particolare attenzione, va da sé, al blu, al bianco e al rosso.

 

Ma la moda, come racconta Slate.fr, non è il solo settore dove gli hipster parigini che ascoltano musica sulla svedese Spotify e guardano i film sull’americana Netflix hanno sentito un’improvvisa nostalgia della Francia di Jean Gabin, delle Gauloises e delle Citroën 2CV. Nei bistrot più fighetti della capitale, sono tornati di moda i plats canailles, ossia i piatti per eccellenza della tradizione popolare francese. A partire dall’oeuf mayonnaise, pilastro della cucina pop, che ora, però “è tornato all’attacco”, come racconta il Monde, e fa un figurone anche sulle tavole dei grandi chef stellati. Slate.fr parla addirittura di “riscatto sociale” di questi piatti poveri, e al frequentatissimo bistrot Aux bon crus, nell’Undicesimo arrondissement, è un trionfo di questo ritorno del desueto: tovaglie Vichy, cucina familiare e l’orgoglio di definirsi un “ristorante per viaggiatori”. Il sito francese, in realtà, parla anche con toni critici di “territorio simbolico a cavallo tra la realtà storica e la sua riscrittura attraverso un immaginario turistico e i codici dei social network”, di “reinterpretazione della vita quotidiana della vecchia Francia con le norme del Ventunesimo secolo”, di un’“Iper Francia” distorta dai filtri di Instagram e dalle smanie postmoderne degli hipster, che si divertirebbero a giocare con la tradizione popolare trasmettendo un’idea di autenticità asettica. Ma è innegabile che questa Francia instagrammata, da Parigi ai vitigni infiniti della Borgogna, da Marsiglia alle distese di lavanda della Provenza, aiuti a valorizzare il patrimonio nazionale. Ed è altrettanto innegabile che questa passione ritrovata per l’artigianato e la creatività franco-francese contribuisca a promuovere il made in France, che, negli ultimi tempi, ha registrato numeri molto al di sotto delle aspettative (il Monde, due settimane fa, ha dedicato la sua prima pagina alla perdita di pesanti quote di mercato nel commercio estero).

 

Il più contento di tutti è Arnaud Montebourg, l’ex ministro dell’Economia di François Hollande, che, quando era al governo, aveva lanciato una massiccia campagna di promozione dei prodotti tricolori, e, ora che è imprenditore, si appresta a lanciare una marca di miele patriottica: Bleu Blanc Ruche.

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