Mun Jong-nam con Antonio Razzi

Il nuovo uomo di Kim Jong-un in Siria è una nostra vecchia conoscenza

Giulia Pompili

L’ambasciatore nordcoreano è quello che Alfano cacciò lo scorso anno. Le relazioni tra Damasco, Pyongyang e Roma

Roma. Poche ore dopo lo storico arrivo nello Studio Ovale di Kim Yong-chol, braccio destro del leader nordcoreano Kim Jong-un, ex capo del Bureau dello spionaggio nordcoreano e ritenuto responsabile degli attacchi della Corea del nord contro il Sud del 2010, un’altra notizia rilanciata dall’agenzia di stampa nordcoreana ha avuto meno eco mediatica, ma mostra come la rete di amicizie del regime di Pyongyang è ancora forte e strutturata. Secondo quanto riportato dalla Kcna, il 30 maggio scorso il presidente siriano Bashar el Assad ha detto: “Intendo visitare la Corea e incontrare Kim Jong-un”. L’occasione in cui è stata annunciata la visita è quella della cerimonia di accreditamento del nuovo ambasciatore nordcoreano in Siria. Si chiama Mun Jong-nam, e non è un nome nuovo in Italia. Perché il nuovo trait d’union tra i due paesi è infatti il diplomatico che avrebbe dovuto sostituire Kim Chun-guk, ambasciatore nordcoreano a Roma fino alla sua morte per un tumore, nel febbraio del 2016.

 

Ci era voluto un anno prima che da Pyongyang mandassero un nuovo nome a presiedere l’ambasciata, ma nell’ottobre del 2017, dopo che la Farnesina aveva già accettato l’arrivo di Mun a Roma, l’allora ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva deciso di non completare l’accreditamento come risposta alle ultime provocazioni – e in ottemperanza delle risoluzioni internazionali che chiedevano di fare passi concreti di isolamento nei confronti di Pyongyang. Nel settembre del 2017 Mun era a Roma, alla tradizionale festa dell’ambasciata nordcoreana in Italia, festa alla quale ogni anno partecipa anche l’ex senatore di Forza Italia Antonio Razzi, come dimostra una fotografia che li ritrae insieme pubblicata su Twitter dallo stesso ex senatore. E fu proprio lui, nel 2014, a farsi promotore di un viaggio a Pyongyang al quale partecipò anche l’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il quale tornò, una settimana dopo, dicendo al Corriere che in Corea del nord aveva visto “un paese molto diverso dal nostro, un’opportunità gigantesca per i nostri imprenditori. Hanno bisogno di molte cose e l’embargo nei loro confronti è idiota, andrebbe tolto, come alla Russia di Putin del resto”. E poi, parlando delle strade di Pyongyang: “Ho visto un senso di comunità splendido. Tantissimi bambini che giocano in strada e non con la Playstation, un grande rispetto per gli anziani, cose che ormai in Italia non ci sono più”. Qualche settimana dopo una delegazione del Partito del Lavoro nordcoreano, guidata dal membro del Politburo e segretario per gli Affari Internazionali del Comitato centrale, Kang Sok-ju (deceduto due anni dopo, nel 2016, e descritto come uno dei confidenti più intimi di Kim Jong-il), era arrivata in Italia e aveva avuto parecchi incontri, compreso quello con l’allora vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.

 

Se la visita ufficiale di Assad a Pyongyang dovesse concretizzarsi, il presidente siriano sarebbe il primo leader straniero a visitare la Corea del nord sin dalla morte di Kim Jong-il e il passaggio di potere al figlio Kim Jong-un, nel dicembre del 2011. Non è un caso che sia la Siria il primo paese a normalizzare i rapporti con una Corea del nord aperta al mondo. Grazie ai report del panel dell’Onu che si occupa di controllare il funzionamento delle sanzioni contro la Corea del nord, sappiamo che gran parte delle navi che lasciano i porti nordcoreani e poi spariscono hanno per destinazione la Siria. Tra il 2012 e il 2017 sarebbero stati identificati almeno 40 cargo partiti dalla penisola verso la Siria, grazie alla segnalazione delle agenzie di intelligence dei paesi membri. Inoltre tecnici nordcoreani hanno lavorato nelle basi militari in Siria dedicate alla produzione di armi chimiche e di missili. Nel 2007 Israele colpì la centrale nucleare nella regione del Deir Ezzor, costruita sul modello di un sito della Corea del nord. Nello strike morì una decina di scienziati nucleari norcoreani. E cittadini nordcoreani morirono anche nell’esplosione dell’impianto di stoccaggio di gas nervino VX ad al Muslimiyah, Siria, sempre nel 2007.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.