Harry, Meghan Markle, William e Kate Middleton (foto LaPresse)

Meghan e Kate, le due borghesi

Ester Viola

Sembra una storia d’amore e invece è una sommossa. La sposa di Harry dice sì un po’ per amore e un po’ perché essere bravine non basta

Sembra una storia d’amore, e invece è una sommossa. Comincia la democrazia totale anche da noi, l’Inghilterra ha infine dichiarato la resa: tutti e i due Windsor da ammogliare si sono sposati più in basso di loro. La monarchia è crollata sotto i colpi dei borghesi, i mezzosangue governeranno pure l’ultimo impero.

 

La favola è già vecchia prima di cominciare, ma la raccontiamo, per la centesima volta: Meghan Markle si è fatta assumere dall’azienda reale senza curriculum. Divorziata, afroamericana, passaporto americano, attrice. Vent’anni ce li aveva quasi vent’anni anni fa. A certe mancanze non sopperiscono né la fortuna, né la buona volontà. La bellezza sì. Alle molto graziose ogni compito è lieve, ma un merito resta: la bellezza è niente, se non sai come usarla. E in quel caso siamo al confine con l’intelligenza, ma questo è un altro discorso. A dieci anni, quando le presentarono il questionario scolastico, alla voce “razza” c’erano solo due caselle da barrare: “Caucasica” o “afroamericana”. Lasciò il foglio in bianco in segno di protesta. Alla scuola media perfezionò la tecnica di resistenza al sistema: scrivere, scrivere, scrivere. Il silenzio degli oppressi si sente, ma il rumore di più. Iniziò a spedire letterine avvelenate alle multinazionali. Procter & Gamble aveva mandato in onda uno spot di detersivo con lo slogan “Tutte le donne d’America combattono l’unto!”. La raccomandata della giovane rivoluzionaria Markle arrivò al direttore d’azienda, poi in copia a Hillary Clinton e a parecchi avvocati della contea. Due mesi dopo la guerra era vinta: in televisione combattevano l’unto anche gli americani maschi. La carriera prosegue con le serie tv e nel 2015 arriva il sigillo di dignità per attrici pregiate: il discorso all’Onu. Meghan Markle era diventata un’Amal Alamuddin senza la laurea. Oggi abbraccia gli ammiratori per strada come Obama. Muovere il pubblico a commozione è un’arte.

 

Bel primato, ma la vetta è già presa. Kate Middleton ha da tempo chiuso l’affare con la prima linea di successione, William. Fu un investimento ad alto tasso di rischio. Secondo la famiglia era la borghesuccia che gli avrebbe tenuto compagnia all’università, oggi la duchessa di Cambridge si dedica soddisfatta alla produzione di nuovi eredi. E’ la conferma che il mondo si divide in chi sa passare all’incasso e chi no. Cosa vuol dire per Meghan: la parte “protagonista che sfida i fati avversi” l’hanno già assegnata. La santa degli irriducibili e paladina d’Inghilterra si chiama Catherine Middleton. 

 

Se non sei la principessa in carica, puoi sempre dedicarti a essere buona altrove. Meghan su Wikipedia ha scelto i diritti civili, ha la patente di attivista. Ma c’è un problema. Come pensi di fare l’attivista, se per consuetudine reale non avrai nemmeno il permesso di portare fuori il cane? L’attivista, per definizione, è una persona che esce spesso di casa. Le principesse, per definizione, no. Internet? Scordatelo. Aristocrazia vuol dire pochi social. A farle due conti in tasca, dovrà bastarle l’amore. Se l’amore bastasse. Ma un amore solo non riempie il cuore, si lamentava Dona Flor. E sbagliava pure lei: a riempire il cuore non ne bastano neanche due. Anche ad averne mille, serve una tregua alla felicità. Tutto quello che s’allontana da “ho qualcosa da fare” fa la vita agra. E allora perché un futuro da carta da parati, se avevi un blog, tre milioni di follower e una serie tv? Perché sono anni difficili. Tre milioni di follower ormai ce li hanno pure in provincia, un discorso all’Onu non si nega a nessuno, le serie tv vanno e vengono. E’ il 2018, e uno spettro s’aggira per il mondo: è troppo facile finire disoccupati a quarant’anni. Allora anche la prospettiva di fare per sempre la sposina devota sotto i flash sembra un’alternativa tranquillizzante. Meghan ha detto addio a tutto un po’ per amore, un po’ perché essere bravine non basta. Il femminismo abbia pazienza e stavolta cerchi di chiudere un occhio. E’ un matrimonio di riflessione, o come si chiamano quei matrimoni per stare senza pensieri per sempre.