La copertina del New York Post

Spunta un cazzo rosa d'artista a New York

Giuliano Ferrara

Forse la spiegazione dei misteri bizzarri della città più bislacca del mondo è millennialistica

New York è una città notoriamente amichevole, solidale, spiritosa e mutevole. Passeggiando nel gelo artico con le bassotte, quando mi dicono “your dogs are adorable”, mi sento un idolo urbano, mi spiaccico sul paesaggio e mi viene da ridere felice. Montaigne nel Cinquecento diceva che Parigi era la gloria della Francia e uno dei più nobili ornamenti del mondo per la sua variabilità incomparabile. Secoli dopo, New York è certamente in gara, e per dirla con un aggettivo un po’ fesso, è “competitive” in materia. Ma è anche molto misteriosa. Nessuno capisce, e il Times lo scrive senza problemi, per quale ragione dal 1990 ad oggi i crimini gravi, in testa gli omicidi, sono diminuiti del 90 per cento. Oggi il sindaco Bill De Blasio ha praticamente smesso di istruire la polizia nel compito di fermare e perquisire (stop-and-frisking) nelle strade i soggetti sospetti, le squadre di questo sindaco ultrademocratico e radicale si specializzano nel controllo delle “crisi emozionali”, variante meno aggressiva e violenta del delitto standard che un tempo faceva paura alla città e al mondo, negli anni bui. Ma sulle ragioni di questo trend, qui è la capitale dei trend, nessuno ha una risposta univoca, precisa. E si presenta come una cosa allegra, malgrado problemi e tensioni sociali notevoli, che questo fenomeno sorridente e festivo sia celebrato al passo delle statistiche, e non riguardano la sola New York, nell’anno fatale del fosco discorso inaugurale di Bannon-Trump sull’american carnage.

 

Mistero, quindi. Una città di otto milioni e mezzo di abitanti, famosa per il suo stile gotico nel crimine, è diventata buona, diciamolo così, con beneficio di ironia, un pezzo di pane, nemmeno un assassinio al giorno, 285 contro oltre duemila. Saranno le tendenze dell’economia, i social media, le politiche municipali passate dalla famosa tolleranza zero alla tolleranza senza cifra, sarà l’afflato antropologico e psicologico della cultura della correttezza?

 

Chissà, nessuno ne sa nulla, e il giornale della città lo registra, questo mistero, con una certa elegante noncuranza.

 

Ma ecco che l’altro daily newspaper, il NYPost, ci fa scoprire un fantastico dettaglio di vita urbana con una copertina delle sue: un immenso cazzo dipinto su un muro, altro trentacinque metri, comparso a Broome Street, nel Lower East Side, alla vigilia di Natale. Una street artist svedese, Carolina Falkholt, lo ha firmato, e ora l’opera è censurata, e finirà probabilmente nelle nuove statistiche criminali perché i cops vogliono interpellarla e chiedere conto.

Non è un delitto, sarà una “crisi emozionale”? Intanto la ditta Jerrick Associates, dopo quattro giorni festivi di questa curiosa esibizione, che ovviamente è anche su Instagram, ha montato un pontile mobile e ha ridipinto di grigio il fallo rosa, realistico, porno-oriented, ma a suo modo anche innocente, e senza testicoli (ma ci volevano cojones, nota il redattore del Post, per dipingerlo tranquillamente all’aria aperta). C’è dibattito, inevitabile e un po’ ridicolo. Naomi Pena, membro del consiglio della comunità che si occupa di educazione civica, dice in segno di protesta che non sapeva come spiegare ai suoi gemelli di 8 anni che cosa fosse quella cosa lì. Altri la prendono meno sul severo, e un trentenne, Felton Chen, dice che non è offensiva, la faccenda, “siamo nel 2017”, aggiunge. Ecco, forse la spiegazione dei misteri bizzarri della città più bislacca del mondo è millennialistica, la retorica dei Pentagon Papers ha ancora una sua forza ma da lontano, spunta a Broome Street un innocente pink prick, un cazzo rosa d’artista. Mistero.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.