Foto via Pxhere

Terrorismo ortografico

Giulio Meotti

Nelle scuole di Francia arriva la “scrittura inclusiva”. Bruckner: “E’ il cretinismo autoritario”

Roma. Michael Edwards, l’unico inglese che fa parte dell’Académie française, ha definito il progetto “sconcertante”. I linguisti sono preoccupati del fatto che una nuova versione neutra della lingua francese stia tranquillamente prendendo piede nell’accademia, nelle scuole e nella vita politica, sostenuta dalla commissione per la Parità di stato e da alcuni ministeri. Nota come “écriture inclusive”, scrittura inclusiva, questa nuova grammatica è stata lanciata in nome della parità e cerca di liberare il francese dal “dominio grammaticale maschile”.

  

Secondo l’ente governativo francese responsabile delle Pari opportunità, il finale maschile delle parole sarebbe una forma di tirannia sessuale. Un uomo e una donna sono da sempre descritti come “amis”. Ma ora andrebbero invece chiamati “ami.e.s” per non scontentare nessuno. La scrittura inclusiva divide le parole usando un punto intermedio di punteggiatura e rappresenta un tentativo di riformulare la lingua francese in una forma di genere misto per evitare di offendere donne, gay e le varie minoranze sessuali.

  

Le Haut Conseil à l’Égalité, un ente statale che promuove l’inclusione, incoraggia l’uso di questa neolingua, che il filosofo Raphaël Enthoven ha chiamato “attacco alla sintassi da parte dell’egualitarismo”, una versione del 2018 del “Newspeak” di George Orwell, “come una lacerazione della Gioconda fatta con un coltello comprato al mercatino equo e solidale”. E ancora: “E’ un attentato alla memoria, perché tutta la lingua è memoria. Il suo obiettivo è controllare le persone e purgando la lingua è il cervello che subisce un lavaggio attraverso le parole”. Jean-Michel Blanquer, ministro dell’Istruzione, ha espresso forti dubbi su questa pratica, dicendo che “c’è molto da fare per la causa delle donne, ma non dobbiamo scegliere gli strumenti sbagliati”, mentre sono a favore il ministro del Lavoro Muriel Pénicaud e il segretario di stato per l’Uguaglianza tra donne e uomini, Marlène Schiappa. La polemica è nata dopo che ai primi di ottobre è uscito il libro per le scuole pubblicato da Hatier in cui si faceva ampio uso della scrittura inclusiva: “Grazie agli agricoltor.e.i e agli artigian.e.i e ai commerciant·e.i la Gallia era un paese ricco”. In caso di un presidente femmina bisogna parlare di “presidenta”. In caso di insegnante donna si deve scrivere “professora”. Si elimina il maiuscolo di prestigio alla parola “Uomo”, così che i “diritti dell’Uomo” devono diventare “i diritti umani” o ancora meglio “i diritti della persona umana”. Anche il presidente Emmanuel Macron ha fatto sua la scrittura inclusiva con lo slogan “Vos député.e.s en marche!”, mentre l’Università di Nancy ha adottato la stessa linea nelle comunicazioni scritte rivolgendosi ai suoi futuri laureati con l’espressione “Futur.e.s diplômé.e.s”.

  

Durissimo Pascal Bruckner, che ha definito questa evoluzione dell’ortografia come “una miscela di cretinismo e autoritarismo”. Ma si sono levate voci anche dalla galassia delle femministe. Peggy Sastre, giornalista e scrittrice, in una intervista al Point ha parlato di “terrorismo intellettuale”. Forse, invece, nella Francia alle prese con il fondamentalismo islamico, è un’arma di distrazione di massa.

Di più su questi argomenti:
  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.