Kim Joung-un e il suo staff assistono a un test missilistico (foto LaPresse)

La Corea del nord lancia il terzo missile in tre settimane

Giulia Pompili

Uno scud viaggia per circa 400 chilometri prima di cadere nelle acque del Mar del Giappone. Il silenzio del G7 e lo show di forza degli americani nel Pacifico

E' il terzo test missilistico in tre settimane, quello condotto ieri sera (la mattina di lunedì nella penisola coreana) dalla Corea del nord, al quale avrebbe assistito anche il leader Kim Jong-un. Nonostante le pressioni internazionali, sembra che la frequenza dei test missilistici di Pyongyang stia diventando settimanale, e l'ultimo missile è il nono esperimento sin dall'inizio dell'anno. Del resto, anche l'ipotesi avanzata dal premier giapponese Shinzo Abe di portare al tavolo del G7 la questione nordcoreana è fallita, nonostante la consueta retorica dei consessi internazionali.

 

  

Questo è il terzo test missilistico da quando è stato eletto Moon Jae-in, il presidente sudcoreano che avrebbe dovuto cambiare radicalmente la politica con Pyongyang e aprire a una rinnovata "sunshine policy", una politica di diplomazia e business. Eppure, fino a ora, sembra che l'unica politica che stia davvero cambiando è quella americana: archiviata l'èra della "pazienza strategica " dell'Amministrazione Obama, l'altro ieri il Comando americano del Pacifico, guidato dal comandante Harry Harris, ha annunciato l'invio al largo della penisola coreana di una terza portaerei da guerra, la Uss Nimitz, che sostituirà la Uss Carl Vinson nelle esercitazioni previste per il 1° giugno con la Uss Ronald Reagan. Per qualche giorno, però, le tre "big armada" americane saranno contemporaneamente nel Pacifico, ed è uno show di forza notevole per Pyongyang, ma anche per la Cina e la Russia.


Secondo le prime analisi, il missile testato poche ore fa dalla Corea del nord sarebbe stato a corto raggio di tipo Scud, lanciato dalla città della costa orientale di Wonsan, e avrebbe volato per sei minuti – circa quattrocento chilometri – prima di cadere nelle acque del Mar del Giappone. Non è ancora chiaro, però, il punto preciso: dopo una riunione d'emergenza a Tokyo, il governo giapponese ha detto che il missile sarebbe caduto un'altra volta all'interno della Zona economica esclusiva nipponica – per intenderci, i confini più estesi delle acque territoriali. Però, a quattrocento chilometri da Wonsan, ci sono le isole Takeshima, quelle chiamate Dokdo dalla Corea del sud, le isole contese da Seul e Tokyo. Chiamare dunque quella una "zona economica esclusiva" è un messaggio politico, e diretto alla Corea del sud.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.