Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Wikileaks e media russi contro il loro nemico in Francia: Macron

Paola Peduzzi

Il leader di En Marche! diventa il bersaglio della propaganda di Mosca. Con un avvertimento di Assange

Milano. Capisci che Emmanuel Macron è il nemico da abbattere quando vedi che chiunque lo utilizza come target preferenziale, anche quando in realtà non c’entrerebbe granché. Benoît Hamon, candidato del Partito socialista alle presidenziali francesi di fine aprile, ha iniziato la sua opera di riunificazione del partito attaccando Macron, leader del movimento En Marche!, anch’egli candidato all’Eliseo, che con il Ps non ha mai avuto molto a che fare. E’ una “creatura del sistema”, ha detto Hamon parlando di Macron, il candidato del Gattopardo per cui “tutto deve cambiare perché tutto resti uguale”: Hamon ha un compito piuttosto difficile, tenere insieme un partito in cui ci sono già appelli e inviti a trovarsi un’altra casa in cui accomodarsi, una casa più moderata che evidentemente Hamon non sa e non vuole costruire, ma non perde l’occasione di castigare il cantore del superamento delle divisioni Macron, che non si riconosce né a destra né a sinistra, ma soltanto come francese, e che  scandisce e sviscera i tre punti fermi dell’identità francese, liberté egalité et fraternité, come ha fatto nel suo discorso di Lione, sabato, con un inno al liberalismo e ai valori occidentali. Macron non c’entra nulla con i socialisti né con il loro candidato Hamon, ma rappresenta un ostacolo elettorale ingombrante, perché attira verso di sé i riformatori sia di destra sia di sinistra. La destra come si sa è impegnata in altri affari che riguardano la crisi del suo candidato-star François Fillon, ma la sinistra si sente un pochino sotto assedio dall’enfant prodige outsider che piace molto anche a storici elefanti del Ps.

Se gli attacchi di Hamon fanno parte del gioco, però, ce ne sono altri che registrano lo spirito di quest’anno elettorale europeo, in cui i liberali stanno tentando di alzare la testa per non farsi stritolare dalla morsa nazionalista trumpiana e ancor di più da quella russa. Negli ultimi giorni, Macron è diventato l’oggetto della propaganda di Mosca, che lo vede come un ostacolo al progetto anti europeo che il Cremlino condivide con i leader populisti del Vecchio continente, in particolare in Francia con Marine Le Pen. La dama del Front national annuncia il suo piano per scardinare l’Unione europea con un’uscita della Francia e il suo messaggio diventa la risposta al patriottismo di Macron, che mira a riportare la Francia al suo splendore, che è uno splendore nettamente europeo. La bandiera europea che sventola assieme a quella francese ai comizi di Macron è l’antitesi del nazionalismo lepeniano, che fa il paio con il piano che anche la Russia vagheggia per l’Europa: il ritorno agli stati nazione, secondo uno schema piuttosto banale, dividi et impera. Macron, che è l’unico europeista in corsa in Francia – non è europeista Hamon come non lo è Fillon –, diventa così sui media di stato russi nell’ordine: il regista della campagna contro Fillon che lo sta portando sull’orlo del ritiro, “un agente del grande sistema bancario americano” e il paladino di “una lobby gay molto ricca” che lo sostiene. A confidarsi con Russia Today e Sputnik su Macron è stato il deputato dei Républicains Nicolas Dhuicq, pro russo, pro Assad, anticapitalista, che fa un’equazione spiccia tra il sostegno di  Pierre Bergé e la presunta omosessualità di Macron, e che nell’elenco degli obbrobri macroniani mette anche, naturalmente, che “è un sostenitore del libero mercato”. Cavalcando i rumors che da sempre scandiscono la vita privata di Macron, è intervenuto anche Julian Assange, padrone di Wikileaks considerato da molte parti in occidente ancora un paladino della trasparenza e coccolato dai servizi segreti russi e dal Cremlino, che al giornale Izvstia ha raccontato di avere “materiale compromettente” sul candidato di En Marche!. Al momento, tra i file pubblicati da Wikileaks che riguardano sempre e ancora le email del consigliere clintoniano John Podesta, di compromettente ci sarebbe soltanto un invito a cena per Hillary Clinton, assieme all’ex premier Valls e ad altri esponenti politici francesi. Niente, insomma, ma il titolo dell’articolo è già un programma: Wikileaks getta olio bollente sulla campagna elettorale francese.  La macchina russa s’è mossa, Macron è avvisato.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi