L'ex presidente brasiliano Lula ai funerali della moglie Marisa Leticia Rocco

Lula accusa i giudici di avergli ucciso la moglie

Maurizio Stefanini

Tre giorni di lutto in Brasile. “Marisa è morta per le cattiverie che le hanno fatto!”, attacca l'ex presidente. Il complotto sulla morte del giudice che indagava lo scandalo Petrobras

“Marisa è morta per le cattiverie che le hanno fatto!”: così Luiz Inácio Lula da Silva ha dato la colpa per la morte della moglie ai giudici che stanno indagando su di lui. E gran parte della politica brasiliana si stringe attorno all'ex presidente, in modo che potremmo definire tripartisan: non solo coloro che a Lula sono sempre stati contrapposti, come il suo predecessore Fernardo Henrique Cardoso; ma anche chi prima è stato alleato del Pt e poi gli si è volto contro, come il presidente Michel Temer. Voglia di ricompattare le file, nel momento in cui le indagini minacciano di travolgere ormai tutto e tutti?

 

Origini bergamasche, ex-operaia in una fabbrica di cioccolata e ispettrice scolastica, Marisa Leticia Rocco Casa aveva 66 anni. Un'emorragia cerebrale è stata la causa formale della morte, avvenuta mercoledì scorso dopo tre settimane di coma.  Ma secondo il vedovo “Marisa è morta triste per la canagliata, l'imbecillità e la cattiveria che le hanno fatto”. Parlava a São Bernardo do Campo: località dello Stato di San Paolo dove il Pt ha le sue radici, e nel cui cimitero il corpo è stato cremato, dopo una cerimonia nella sede del sindacato dei metallurgici. Anche lei l'anno scorso era stata coinvolta nell'accusa fatta al marito di aver ricevuto vantaggi indebiti in cambio di presunte influenze esercitate in favore delle imprese di costruzione coinvolte nello scandalo Petrolão: nel dettaglio, un appartamento al mare e una tenuta. “Ho 71 anni e voglio vivere a lungo perché voglio vedere il giorno in cui i mascalzoni che l'hanno insultata dovranno chiederle scusa”, ha detto Lula visibilmente commosso di fronte a migliaia di militanti che lo acclamavano. Una foto ha immortalato il suo abbraccio con Cardoso, e lo stesso Temer oltre a proclamare tre giorni di lutto nazionale è andato a dare le sue condoglianze all'ospedale, sfidando le grida di “golpista” e “assassino” dei petistas. 

 

“Ho la coscienza tranquilla”, ha pure proclamato Lula. “Non sono io che devo provare di essere innocente. Sono loro che devono dimostrare come vere le menzogne che stanno raccontando. Cara compagna Marisa, riposa in pace perché il tuo Lulinha pace e amore continuerà a lottare”. Dopo di che è scoppiato in pianto ed ha baciato la moglie in fronte. In effetti Lula vuole candidarsi alla Presidenza alle prossime elezioni, e i sondaggi lo danno anche in testa alle intenzioni di voto, anche se probabilmente perderebbe poi al ballottaggio. Ma bisognerà vedere se prima non arriverà una condanna. Come in una di quelle grandi telenovela di cui appunto i brasiliani sono maestri, la morte della moglie di Lula era stata preceduta da quella di Teori Zavascki: il giudice cui il Supremo Tribunale Federale aveva affidato quell'Operazione “Lava Jato” che indaga appunto sullo scandalo Petrobras, e che è morto il 19 gennaio in un incidente aereo per cui sulle reti sociali si sono scatenate accuse di omicidio. “Indagate bene” hanno d'altronde detto gli stessi familiari, quasi a voler accreditare i peggiori sospetti.

Sao Bernardo do Campo, i funerali di Marisa Leticia Rocco


Anche per lui erano stati decisi tre giorni di lutto nazionale. Per evitare ritardi nei processi la presidente del Supremo Tribunale Federale Carmen Lucía Antunes Rocha ha dunque approvato l’accordo di delazione premiata sottoscritto dalla Giustizia con 77 ex-dirigenti pentiti della società  Odebrecht. È uno strumento, che il giudice Sérgio Moro, grande ammiratore di Tangentopoli, ha voluto modulare sullo stampo del sistema italiano dei pentiti, e in base al quale adesso rischiano il carcere ben 200 politici: compresi i tre ultimi presidenti Lula, Dilma Rousseff e Temer, e il candidato sconfitto da Dilma al ballottaggio Aécio Neves. João Santana, già direttore delle campagne elettorali di Lula e Dilma, è appena stato condannato a otto anni. L'indagine è d'altronde da tempo debordata fuori dal Brasile. In Perù, ad esempio, la polizia ha appena perquisito la casa dell’ex-presidente Alejandro Toledo, accusato di aver ricevuta una mazzetta da 20 milioni di dollari dall’impresa brasiliana Odebrecht in cambio di un appalto. Secondo la rivista Veja sarebbero imminenti le rivelazioni sulla campagna dell'attuale presidente cilena Michelle Bachelet e del colombiano Óscar Iván Zuluaga, sconfitto nel 2014 da Juan Manuel Santos.

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