
Tariq Ramadan (foto LaPresse)
Tariq Ramadan, l'astuto venditore di profumi orientali
L’islamista svizzero imbroglia sui “Lumi nel Corano” dalle colonne del Corriere
"La ragione al servizio di Allah”. Ha vita facile Tariq Ramadan sul Corriere della Sera che ha raccontato una sua seguitissima lezione online. La Lettura, supplemento culturale del quotidiano, ha offerto poca resistenza all’islamista svizzero, impegnato nella più plateale delle sue prestidigitazioni: “I Lumi sono già contenuti nel Corano”. Ramadan si conferma il più astuto venditore di orientalismo, il grande seduttore dei progressisti e dei borghesi, un maestro di silenzio reticente. Attento a non apparire come un rigido estremista, Ramadan cita l’illuminismo quando ha chiaramente in mente l’acculturazione dei musulmani d’Europa, da lui intesa come “dar al shahada”, la terra di missione religiosa. Il suo tema è il destino dell’islam in occidente: il concetto di assimilazione non fa parte del suo orizzonte. Così la donna per Ramadan deve scegliere “liberamente” l’islam. Questo “ramadanismo”, come è stato definito, è un amalgama di lumi fintamente rivisitati come nell’articolo sul Corriere, orgoglio religioso, risveglio, pragmatismo e apologia dell’islam. E’ quando Ramadan scende dal suo empireo intellettuale che emerge il vero “fratello Tariq”. Come quando propugna le piscine separate in Francia. Come quando dice che l’islam è una “religione francese”. Come quando celebra l’“uomo musulmano”. Il grande e compianto storico Fouad Ajami era solito dire che “Tariq Ramadan non è altro che un frammento staccatosi dall’antico blocco”. I Fratelli musulmani. Altro che “razionalismo islamico”, di Ramadan alla fine non resta altro che il rigetto di tutto ciò che di meglio ha prodotto la civiltà occidentale. Compresi i Lumi.


bruxelles
L'Ue propone di reintrodurre i dazi a Israele, ma von der Leyen sa che non c'è la maggioranza
“Non vogliamo punire Israele o i cittadini israeliani, ma fare pressione sul governo israeliano affinché cambi strada a Gaza”, ha detto l’Alto rappresentante, Kaja Kallas. Eppure la proposta della presidente della Commissione di sospendere la parte commerciale dell’accordo Ue-Israele appare come un atto simbolico di opportunismo politico. Che rischia di essere insabbiato a causa del veto di uno o più governi
