Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker (foto LaPresse)

Juncker sullo stato dell'Unione: "L'Ue non è a rischio"

Redazione
Il presidente della Commissione europea al consueto discorso annuale deve dare risposte sul futuro dell'Ue dopo la Brexit. E sul patto di Stabilità dice: "Non diventi un patto di flessibilità". Rilancio dell'idea di una Difesa comune tra gli stati membri.

Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, durante l’apertura del suo discorso sullo stato dell’Unione, nel quale sta affrontando i temi della crisi europea in seguito alla Brexit, ha dichiarato che “il patto di stabilità non deve diventare un patto di flessibilità, ma deve essere applicato con flessibilità intelligente per non ostacolare, non bloccare la crescita dell'economia". Il deficit, ricorda Juncker, dal 2009 è sceso dal 6,3 per cento medio all'1,9 per cento, ma "i debiti continuano a essere troppo alti".

 

“Vogliamo raddoppiare il piano per gli investimenti della Commissione”, continua il presidente, “per trovare almeno 500 miliardi di euro entro il 2020, e 630 miliardi entro il 2022”. Attualmente il piano per gli investimenti, voluto proprio da Juncker e promesso nel 2014 in occasione della sua elezione a capo dell'esecutivo comunitario, intende mobilitare 315 miliardi di euro per grandi opere fino al 2018. Sarò un “presidente più politico”, diceva Juncker nel discorso del 2015, assicurando di “voler guidare una Commissione politica, anzi molto politica”. In un anno l’atmosfera europea è profondamente cambiata: "Un anno fa avevo detto che non c'era abbastanza Unione”, ribadisce Juncker. “Ora molte cose sono successe, e potremmo parlare di una crisi esistenziale: sono troppo pochi i campi in cui esiste una vera integrazione e collaborazione fra i paesi: i prossimi 12 mesi saranno cruciali per creare una nuova Europa che difenda il modo di vivere e i valori europei".

 

Al centro dell’attenzione oggi c'è il pericolo terrorismo, l’avanzata dei populismi e il divorzio del Regno Unito dopo il referendum. “Dal 2004 abbiamo vissuto più di 30 attacchi terroristici. Dobbiamo restare fedeli a noi stessi, ai nostri valori e mostrare ai terroristi che non hanno possibilità di colpire questi valori. La tolleranza non può andare a scapito della sicurezza”. Una Difesa comune, con un fondo Ue appositamente dedicato: è questo il piano del presidente della Commissione: "L'Europa non può più permettersi di dipendere dalle singole capacità militari nazionali”, osserva Juncker, che ricorda poi come i trattati dell'Ue prevedano la possibilità per gli Stati membri di dar vita a "una cooperazione strutturata e permanente".  Per il presidente della Commissione è giunto il momento di realizzarla, per applicare “un approccio collettivo alle minacce terroristiche”. Conclude Juncker: “Dobbiamo lavorare per accrescere le capacità militari comuni europee in armonia con la Nato". Un tema, quello dell’intervento congiunto degli stati membri, che ritorna anche riguardo alla guerra in Siria, per la quale il presidente della Commissione propone a Strasburgo lo sviluppo di una strategia europea. “L'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, fa un lavoro eccellente e deve diventare un vero e proprio ministro degli Esteri in Europa e per l'Europa". Secondo Juncker, Mogherini dovrà "raccogliere le forze delle diplomazie nazionali per poter avere un peso nei negoziati internazionali”.

 

Riguardo al nodo della Brexit, l’esecutivo Ue si schiera contro "il mercato unico à la carte". Juncker spiega che le quattro libertà fondamentali (libera circolazione delle persone, delle merci, dei capitali e dei servizi) devono essere tutte rispettate e la Gran Bretagna non può scegliere solo ciò che vuole. "L'Unione europea in quanto tale non è a rischio", aggiunge Juncker, e non può restare ostaggio della decisione del Regno Unito per cui "saremmo felici se la richiesta di fa valere l'articolo 50 avvenga il più presto possibile".