Gli ebrei morti e quelli vivi
Durante una conferenza a Londra, il più grande storico dell’Olocausto, il novantenne Yehuda Bauer, ha messo la parola fine alle discussioni sulla natura del “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni”, il movimento che da anni colpisce le ragioni e gli interessi di Israele. “Il Bds non vuole una migliore Israele, non vuole nessuna Israele”, ha detto Bauer in una intervista condotta dalla deputata laburista Tulip Siddiq. “Ora, naturalmente, amano gli ebrei. Soprattutto gli ebrei morti. Quelli che sono morti durante l’Olocausto sono meravigliosi, sono fantastici. Gli ebrei vivi sono un’altra cosa”. Bauer ha anche inequivocabilmente equiparato antisionismo e antisemitismo, descrivendo il primo come uno slogan vuoto. “Vogliono distruggere lo stato ebraico; lo vogliono distruggere perché è uno stato ebraico. Ciò significa che sei un antisemita”.
Ostracismo nei confronti degli accademici israeliani nelle università europee, bullismo verso gli studenti israeliani nei campus americani, fondi pensione scandinavi che si ritirano dal mercato israeliano, catene commerciali tedesche che smettono di vendere prodotti israeliani, chiese protestanti che rinverdiscono l’accusa di deicidio, municipi spagnoli che interrompono le forniture di prodotti dello stato ebraico, musicisti (l’ultimo è Brian Eno) che dichiarano di non volere niente a che fare con tutto ciò che è israeliano: è il volto dell’odio di cui parla Bauer. Se ne è appena avuto un esempio alla Syracuse University, dove è stata annullata una conferenza di un regista israeliano, Shimon Dotan. Complice la nostra vigilanza morale che veglia sugli ebrei morti ed espone i vivi alla violenza genocida.