Brian Eno (foto LaPresse)

L'arte del boicottaggio di Israele. A Torino Brian Eno nega la sua musica a una compagnia di Tel Aviv

Redazione
"Da quello che so, l'ambasciata israeliana (e quindi il governo israeliano) è sponsor dei prossimi spettacoli, e, dato che sostengo la campagna Bds da ormai diversi anni, questa è una possibilità inaccettabile per me", si è giustificato l'artista.

"La musica unisce, crea dialogo per superare le distanze". Brian Eno di questo è sicuro e sbandiera il concetto più o meno in ogni occasione. Basta che però non ci sia di mezzo Israele. Se infatti l'unione pacifica nel nome della musica è obbiettivo dichiarato del musicista produttore inglese, le cose cambiano quando lo stato israeliano si frappone in qualsiasi modo tra l'universalismo musicale sbandierato e la sua musica. Brian Eno ha infatti negato l'utilizzo della sua musica alla compagnia di danza del coreografo israeliano Ohad Naharin, Batsheva Dance Company, che domani inaugurerà TorinoDanza, la kermesse dedicata al ballo ospitata dal capoluogo piemontese.

 

 

"Sono venuto recentemente a conoscenza del fatto che state utilizzando un pezzo della mia musica in un’opera chiamata Humus", ha scritto il compositore che pur dicendosi lusingato sottolinea come questa scelta crea "un grave conflitto". "Da quello che so, l'ambasciata israeliana (e quindi il governo israeliano) è sponsor dei prossimi spettacoli, e, dato che sostengo la campagna Bds da ormai diversi anni – continua –, questa è una possibilità inaccettabile per me. Spesso chi si oppone al Bds dice che l’arte non dovrebbe essere utilizzata come arma politica. Tuttavia, dato che il governo israeliano ha reso piuttosto evidente di utilizzare l'arte esattamente in tal senso - per promuovere il ‘Brand Israele’ e per distogliere l'attenzione dall'occupazione delle terre palestinesi - ritengo che la mia decisione di negare l'autorizzazione è un modo per togliere questa particolare arma dalle loro mani".

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