Il ministro dell'Economia francese, Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Ecco quanto funzionano le liberalizzazioni, dice il liberalizzatore Macron

Mauro Zanon
La politica può cambiare la vita, anche a partire da un autobus: è innanzitutto dal settore dei trasporti che arriva la conferma che la loi Macron ha fatto bene alla Francia. Le punzecchiature acide del presidente Hollande.

Parigi. Mentre il capo dello stato, François Hollande, continua a eludere le domande dei giornalisti sui suoi progetti in vista delle presidenziali del 2017, oggi in Francia si festeggia un compleanno che interessa più o meno direttamente tutti i cittadini: il compleanno della loi Macron, la maxi legge promossa dal ministro dell’Economia, che ha introdotto, lo scorso anno, la prima vera lenzuolata di liberalizzazioni della presidenza Hollande. E’ l’anno I del pacchetto di norme pro mercato e pro concorrenza promosso dall’unico liberale autentico e assumé dell’esecutivo francese, ed è tempo di primi bilanci. “Il primo elemento di cui sono soddisfatto è che abbiamo mantenuto le nostre promesse in termine di metodo. Dopo un anno, la quasi-totalità della legge è in vigore: il 60 per cento di questa legge era direttamente applicabile, dunque in vigore da un anno, e il restante 40 per cento necessitava di alcuni decreti, che sono stati quasi tutti attuati. Ciò può sembrare elementare, ma in realtà è assai raro.

 

L’insoddisfazione democratica di molti nostri concittadini viene dal fatto che sentono continuamente annunci che spesso non si concretizzano, e c’è un’applicazione incerta dei testi. Questa legge è un esempio di ciò verso cui dobbiamo dirigerci in matiera di ‘buon governo’”, ha dichiarato Emmanuel Macron al quotidiano La Dépêche. Ma l’elemento che soddisfa maggiormente l’inquilino di Bercy, è il cambiamento riscontrato nel quotidiano dei francesi, l’idea che la politica possa ancora migliorare le cose e federare le persone attorno a un nuovo progetto di società. “Questa legge porta una serie di misure molto concrete che hanno cominciato a cambiare il quotidiano dei francesi”, ha spiegato Macron. “E’ questa l’idea che mi sono fatto dell’azione pubblica.

 

Quando viene migliorata la copertura della rete mobile e di internet ad alta velocità nel nostro territorio, quando il tempo di attesa per ripassare l’esame della patente scende da 98 a 68 giorni, quando viene ricreata la mobilità, in particolare per quelle e quelli che hanno minori possibilità economiche, quando viene facilitato l’accesso ad alcuni professioni del diritto, quando si lotta contro i deserti notarili, quando vengono abbassate le tariffe sui piccoli atti, sulla cessione delle piccole parcelle, delle cave, delle foreste, quando vengono semplificate le regole dell’apertura domenicale dei negozi creando delle compensazioni, in particolare per coloro che lavorano, sono convinto che siamo più efficaci per l’economia e più giusti per la società. Questa legge dimostra che la politica può ancora cambiare la vita”, ha affermato il ministro dell’Economia. Anche se c’è ancora molto da fare per rompere i “blocages” che immobilizzano l’economia , è innegabile che l’apporto del ministro dell’Economia abbia generato molti più benefici di quanti non ne avesse prodotti il suo predecessore Arnaud Montebourg.

 

La conferma che la loi Macron ha fatto bene alla Francia arriva anzitutto dai risultati della liberalizzazione del settore degli autobus. Dallo scorso anno a oggi, sono 3,8 milioni i viaggiatori ad aver scelto gli autobus come mezzo di trasporto. “Il successo dei ‘Cars Macron’ non si smentisce”, scrive l’Express, e lo certifica anche Pierre Gourdain, direttore di Flixbus France: “L’autobus è diventato un mezzo di trasporto di massa, abbiamo vinto la nostra scommessa”. La sua Flixbus France, che ha da poco fagocitato l’inglese Megabus, ha totalizzato 1,6 milioni di viaggiatori dall’entrata in vigore della legge Macron. Rolande de Barbentane, direttore di Ouibus (gruppo Sncf, ferrovie francesi), vanta 1,5 milioni di biglietti venduti. Il terzo operatore nel mercato francese, Isilines (gruppo Transdev), ha attirato più di 600 mila passeggeri: “E’ un successo per il consumatore”, ha dichiarato. A questo si aggiungono i numeri dei nuovi collegamenti interurbani sotto i 100 chilometri, 180, i numeri delle città raggiunte dagli autobus, 100, e i numeri dei posti di lavoro, 1.500, senza dimenticare l’indotto su turismo e commercio locale.

 

L’altro tema centrale affrontato da Macron è l’occupazione del settore industriale in quelle zone rurali dove gli effetti positivi della legge sulle liberalizzazioni faticano a arrivare. Macron, che sta percorrendo in lungo e in largo il paese non solo in veste di ministro dell’Economia ma anche di leader del suo movimento transpartitico, En Marche!, sa bene quanto sia importante ridare dinamicità e speranza a queste terre troppo spesso dimenticate dalle élite parigine. Per questo, il patron di Bercy conta in un una “tripla mobilitazione” e in un’alleanza pubblico-privato. “Come tutte le altre sfide, la sfida dell’occupazione nell’industria nelle zone rurali richiede anzitutto una mobilitazione. Una tripla mobilitazione, più precisamente. La mobilitazione degli imprenditori, prima di tutto, che hanno voglia di fare e che dimostrano che non esiste la fatalità. In seguito, è necessaria una mobilitazione dei poteri pubblici: lo stato e le collettività devono sostenere, accompagnare e apportare delle idee. Infine, la politica ha una responsabilità più ampia: ridare un senso all’azione collettiva e ridare il gusto dell’avvenire”.

 

Qui irrompe il Macron presidente-fondatore di En Marche! e futuro candidato all’Eliseo. “La sfida consiste nel ridare speranza ai nostri concittadini, nell’offrire un progetto politico che sia capace di mobilitare, e nell’indicare la direzione verso cui vogliamo andare. E’ la condizione per ricostruire un destino collettivo”. E mentre il presidente Hollande continua a punzecchiarlo a distanza, “se l’agenda di Emmanuel Macron non coinciderà con l’agenda del governo ci sarà un problema”, lui vanta i risultati del suo movimento, 60 mila aderenti in quattro mesi, e risponde: “Le critiche sono il segno che stiamo cominciando a raggiungere il nostro obiettivo: cambiare le cose”.