Goerge Osborne (foto LaPresse)

Ora Johnson prova a rassicurare gli anti-Brexit

Redazione

Smorza i toni l'ex sindaco di Londra: "La Gran Bretagna fa parte dell'Europa, ci sarà sempre cooperazione. Ora anche di più". E getta un ponte verso i sostenitori del "remain".
 

(Articolo aggiornato alle 16:35) Per Boris Johnson, ex sindaco di Londra e uno dei principali esponenti conservatori del fronte "leave", l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea deve realizzarsi "senza fretta", perché la Gran Bretagna "fa parte dell'Europa" e la cooperazione con i suoi vicini del continente deve "intensificarsi".  Johnson ribadisce che "la Gran Bretagna fa parte dell'Europa e ne farà sempre parte, ci sarà sempre una cooperazione intensa" con la Ue. Anzi "questa si intensificherà in numerosi settori: dalle arti alla scienza alle università alla protezione dell'ambiente". Così l'esponente Tory ha invitato i sostenitori della Brexit a "costruire ponti" con chi a votato per restare nell'Unione.

 

Intanto, in mattinata, il cancelliere dello Scacchiere britannico George Osborne ha tenuto una conferenza stampa volta a calmare i mercati finanziari dopo il voto al referendum di giovedì scorso. Osborne ha sostenuto: “La Gran Bretagna è pronta ad affrontare il futuro da una posizione di forza". Secondo il cancelliere la Gran Bretagna ha un "robusto quadro di misure contingenti" per fronteggiare gli effetti della Brexit, ma nei prossimi giorni "non ci sarà una navigazione tranquilla".

 


 


Osborne ha dichiarato che “serviranno alcuni aggiustamenti per l'economia del Regno Unito”. Tuttavia, ha valutato "perfettamente ragionevole attendere un nuovo primo ministro" prima di intraprendere qualsiasi azione, dichiarando utile anche il ritardo nel ricorso all’articolo 50 del trattato di Lisbona - che solo il Regno Unito potrà innescare per iniziare il processo di uscita dall’Ue. “A mio giudizio, dovremmo farlo solo quando vi sarà una visione chiara delle nuove disposizioni che stiamo cercando con i nostri vicini europei. Nel frattempo, nel corso dei negoziati che seguiranno, non ci sarà alcun cambiamento per il diritto delle persone di viaggiare e lavorare o nel modo in cui i nostri beni e servizi sono scambiati o in cui è regolata la nostra economia e il sistema finanziario."