Bernie Sanders ha vinto le primarie in Oregon, perdendo di poco quelle in Kentucky (LaPresse)

Sanders vince in Oregon e Hillary (di poco) in Kentucky. Intanto Trump fa pace con Megyn Kelly

Il senatore del Vermont spera in una vittoria simbolica in California, mentre The Donald prende accordi con i leader repubblicani

New York. La serata si è conclusa con Bernie Sanders che ferocemente promette a Hillary Clinton che combatterà “fino all’ultimo voto”, mentre un mansueto Donald Trump esce dal confronto televisivo con l’avversaria Megyn Kelly cinguettando: “E vissero tutti felici e contenti!”. Sembra una scena di Samuel Beckett, ma è un normale rovesciamento dei ruoli nella campagna elettorale più sghemba che si ricordi. Ieri Bernie ha vinto con distacco nell’Oregon giovane e ultraliberal, mentre in Kentucky Hillary ha superato lo sfidante con meno di duemila voti di distacco, cosa che assegna ai due lo stesso numero di delegati (27). Ma a questo punto la conta dei delegati si è trasformata da competizione politica in questione strumentale e pretesto: Bernie non può superare Hillary nei numeri prima della convention di Philadelphia, ma la pervicacia con cui dà battaglia ha convinto da tempo i suoi sostenitori più focosi che il sistema delle primarie è truccato in favore della frontrunner (sul messaggio è piombato pure Trump).

 

La carica incanalata si è vista negli incidenti del Nevada, dove un gruppo di bernisti nel fine settimana ha interrotto un incontro democratico rovesciando sedie e distribuendo minacce, ma soprattutto nel mondo in cui il senatore socialisteggiante ha gestito la vicenda. Invece di lenire e richiamare all’unità e all’ordine, Bernie ha reiterato anche ieri le colpe di un partito fatto a immagine e somiglianza di Hillary e si catapulta verso le primarie della California, dove spera di ottenere una vittoria simbolica “yuge” per arrivare a Philadelphia senza i numeri che servono per vincere ma con un popolo arrabbiatissimo alle spalle. Poi si vedrà. Intanto Hillary, che vorrebbe disperatamente virare in modo definitivo sulle elezioni generali, deve continuare a parare colpi da sinistra.

 

Sembra ieri – era ieri – che ci si preparava per la guerra civile alla convention repubblicana, per i fratricidi conservatori, per le fronde della destra sanguinante, mentre a sinistra si svolgeva il dibattito costruttivo fra due idee di sinistra. Oggi il fronte #NeverTrump è una forza isolata che fatica disperatamente a trovare un terzo candidato, i leader del Gop discutono civilmente e prendono accordi con The Donald, i finanziatori hanno il libretto degli assegni sguainato, Murdoch s’allinea zelante e Kelly conduce un’intervista in cui manca soltanto il calument della pace.