Jeremy Corbyn (foto LaPresse)

Corbyn chiede che gli abitanti delle Falkland decidano sul loro futuro. Solo che l'hanno già fatto

Maurizio Stefanini
Il leader del Labour britannico dimentica che appena tre anni fa il popolo delle Malvinas aveva già chiesto con un referendum di restare sotto la corona inglese.

Il leader del Labour britannico Jeremy Corbyn ha chiesto una soluzione definitva sulle isole Falkland contese da Argentina e Regno Unito. La dichiarazione del laburista celano un tono provocatorio se si considera un dato: con il referendum del 2013, il 99,8 per cento degli abitanti delle Malvinas, aveva espresso l'intenzione di restare sotto la corona britannica. Evidentemente per Corbyn il dato non è sufficiente.

 

Per la verità, l'ultima di Corbyn è meno pesante delle molte che l'hanno preceduta da quando è diventato leader del Labour britannico lo scorso settembre. Ad esempio, Corbyn aveva rifiutato di inchinarsi di fronte alla Regina, non aveva cantato l’inno nazionale a una commemorazione della Battaglia d’Inghilterra e si era pronunciato contrario alla costruzione di una nuova flotta di sottomarini Trident, al costo di essere clamorosamente messo in minoranza nel partito. E ancora, Corbyn aveva affermato che, se mai avesse ricoperto la carica di primo ministro, non avrebbe mai autorizzato il ricorso al deterrente nucleare. Infine, aveva chiesto al governo di istituire un canale di comunicazione con l’Isis. Adesso, la vicenda delle isole contese con l’Argentina. Piuttosto che una semplice cessione dell’arcipelago a Buenos Aires, sembra che Corbyn preferisca una qualche forma di sovranità compartita. Il leader del Labour aggiunge però che serve anche “una discussione su come raggiungere un accordo ragionevole con l’Argentina”. “Facciamo questa discussione, senza necessariamente dover fissare un’agenda”, ha spiegato.

 

Parlando alla Bbc, Corbyn ha detto che i kelpers, gli abitanti delle isole, hanno “molto da dire” sulla sovranità dell’arcipelago, ma non fino al punto di poter vantare qualunque diritto di veto sulla loro annessione all’Argentina. Insomma, in una dichiarazione contraddittoria, ha affermato che sì, “hanno diritto a decidere il proprio futuro”, ma solo esprimendo una preferenza che comunque non sarà vincolante per i governi. Di una cosa è certo Corbyn: "E’ ridicolo che ancora nel XXI secolo il Regno Unito debba essere in conflitto con l’Argentina sulle isole”. Corbyn nel 2013 aveva aderito alla campagna della fondazione argentina “Diálogo por las Malvinas” che chiede una gestione congiunta delle isole e la fine della militarizzazione e dello sfruttamento delle risorse dell’arcipelago. Lo scorso agosto, era sceso in campo anche Papa Francesco chiedendo la ripresa del dialogo tra Argentina e Regno Unito. L’ex presidente dell’Argentina Cristina Kirchner aveva espresso entusiasmo per la nomina di Corbyn alla guida del Labour britannico. Per congratularsi, lo scorso settembre la presidentessa gli inviò una lettera in cui sottolineava l’importanza di mettere “la politica al servizio dei popoli e l’economia al servizio del benessere di tutti i cittadini”, mentre l’allora ambasciatrice a Londra Alicia Castro commentò: “E’ uno de nostri”.

 

[**Video_box_2**]Sebbene il governo a Buenos Aires sia cambiato, la rivendicazione delle isole resta la linea ufficiale di tutti i governi e partiti argentini. Anche il successore di Kirchner, il liberale Macri, ha chiarito che su quel punto nulla è cambiato. “Il 3 gennaio del 1833 le isole Malvine furono occupate da forze britanniche che allontanarono la popolazione e le autorità argentine lì stabilite legittimamente, rimpiazzandole con sudditi della potenza occupante”, è il tono del comunicato che il nuovo ministro degli Esteri Susana Malcorra ha reso noto nel 183esimo anniversario della “usurpazione”. “La Repubblica argentina protestò da subito contro questo atto di forza illegittimo”. Dunque, il ritorno delle Malvinas sotto il governo argentino resta per Macri un “obiettivo permanente e irrinunciabile”.