Nicolas Sarkozy (foto LaPresse)

Le ombre di Sarkozy

David Carretta
La prima decisione di Nicolas Sarkozy dopo aver “vinto” le elezioni regionali domenica è stata di cacciare la vicepresidente del partito, Nathalie Kosciusko-Morizet, colpevole di aver espresso il suo dissenso sulla linea del “né con il Front national né con il Partito socialista”.

Strasburgo. La prima decisione di Nicolas Sarkozy dopo aver “vinto” le elezioni regionali domenica è stata di cacciare la vicepresidente del partito, Nathalie Kosciusko-Morizet, colpevole di aver espresso il suo dissenso sulla linea del “né con il Front national né con il Partito socialista”. A gennaio ci sarà “una nuova squadra dirigente”, ha spiegato ieri Sarkozy, invocando la necessità della “coerenza” sulla linea del capo, anche se al contempo ha annunciato che la linea del partito sarà decisa da un consiglio nazionale dei Républicains a inizio 2016. “Trovo curioso, nel momento in cui si lancia un dibattito sulla linea, che si caccino quelli che non sono d’accordo”, ha risposto NKM, che di Sarkozy era stata ministro, portavoce e candidata a sindaco di Parigi. “Pensare che il partito si rafforzi con le epurazioni è una vecchia idea staliniana”, ha detto NKM, esprimendo un malessere diffuso tra i Républicains per la leadership autoritaria di Sarkozy.

 

L’ex premier Jean-Pierre Raffarin, considerato uno dei saggi del centrodestra, ha detto che non intende più presiedere il consiglio nazionale dei Républicains. Il centrista Bruno Le Maire ha annunciato che, come gli ex premier François Fillon e Alain Juppé, si candiderà alle primarie per scegliere il candidato alle presidenziali del 2017. Il leader dei Républicains tira dritto: per mettere in difficoltà i suoi avversari, vuole anticipare la data delle primarie, previste per il novembre 2016.  Ma le sue manovre, così come la lettura approfondita dei risultati delle regionali, lasciano intravedere grandi debolezze. Lungi dall’avere la squadra compatta e il messaggio di speranza del 2007, oggi Sarkozy è costretto a rincorrere Marine Le Pen su sicurezza, frontiere, protezionismo.

 

[**Video_box_2**]Domenica non c’è stato il trionfo sperato da Sarkozy. Certo, i Républicains hanno conquistato sette regioni contro le cinque del Ps, l’Ile-de-France è passata al centrodestra dopo 17 anni, la roccaforte socialista del Nord-Pas-de-Calais è stata violata. Il sarkozista Christian Estrosi ha tenuto la Provenza-Alpe-Costa Azzurra (Paca). A livello nazionale, i Républicains hanno ottenuto 10 milioni di voti contro gli 8 milioni di tutta la sinistra messa insieme. Ma un cappotto analogo a quello dei socialisti nel 2010 (21 regioni a 1) non c’è stato. Se il Ps non si fosse ritirato, i Républicains sarebbero stati sconfitti dal Front national nel Nord e nel Paca. Con le eccezioni di Bruno Retailleau nel Pays-de-la-Loire e Laurent Wauquiez in Auvergne-Rhône-Alpes, a vincere sono stati i candidati che hanno scelto una linea più moderata di quella di Sarkozy. Nel Nord, Xavier Bertrand ha chiesto al leader dei Républicains di “stare zitto”, dopo che Sarkozy aveva dichiarato che il voto a Le Pen non era “immorale”. Nell’Ile-de-France, Valérie Pécresse ha rifiutato di fare campagna con Sarkozy, presentandosi al fianco di Juppé e Fillon. La Normandia è stata strappata per 5 mila voti grazie al centrista Hervé Morin. Tra primo e secondo turno, Sarkozy ha dovuto fare pressioni nel Grande Est su Philippe Richert che voleva fondere le liste di repubblicani e socialisti contro il frontista Florian Philippot. Il leader dei Républicains ha criticato perfino il “suo” Estrosi, perché è “caduto nella trappola” di ringraziare la sinistra per i voti che gli hanno permesso di restare presidente del Paca. La tattica di Sarkozy è presentarsi come l’unica alternativa a François Hollande e Marine Le Pen. Ma sempre più Républicains cercano un’alternativa al sarkozismo e a Sarkozy.