Furio Colombo, del Fatto quotidiano, aderisce alla campagna del Foglio contro il boicottaggio d'Israele
"Caro Furio Colombo, ha letto la proposta del quotidiano 'Il Foglio' di rendere pubblica la volontà di acquistare prodotti israeliani senza badare alle etichette europee? Perché una proposta ragionevole e condivisibile non viene fatta propria da altri giornali?". E' quello che oggi Anna, una lettrice del Fatto quotidiano, ha chiesto al curatore della rubrica Piazza Grande, Furio Colombo appunto. L'ex direttore dell'Unità, e prim'ancora corrispondente della Stampa e di Repubblica negli Stati Uniti, ha risposto positivamente all'invito della lettrice: "Personalmente sono d'accordo". Ancora: "E per farlo non devo ricordare il mio impegno e sostegno per la sopravvivenza di Israele".
Colombo, sul quotidiano diretto da Marco Travaglio, nota l'odiosa discriminazione connaturata alla decisione della Commissione europea: "Ora fenomeni simili, ma ben più gravi, delle 'colonie' sono molto diffusi nel mondo. Abbiamo mai chiesto etichette ai prodotti cinesi che sono fatti non in Cina ma nel Tibet invaso, occupato, annesso, o nella terra degli Uiguri, dove una vasta minoranza vive e lavora in territori grandi come stati, occupati da truppe cinesi, in cui la popolazione intera è in ostaggio? Ci siamo mai occupati della cacciata dai loro villaggi (e dunque della perdita dei loro prodotti) del popolo Rohingya in Myanmar, in Malesia, in Thailandia?".
[**Video_box_2**]"Il problema delle 'colonie' – conclude Colombo – è certamente un complicato fatto politico con pesanti conseguenze umane. Ma appare strano che sia l'unico di cui l'Europa si accorge. Dunque la proposta che abbiamo pubblicato – dice il giornalista riferendosi all'idea della lettrice di rilanciare l'appello del Foglio – è sensata e condivisibile e lo è ancora di più se ricordare che, di qua e di là, si alzano voci frequenti che chiedono di boicottare Israele, tutto il paese, tutti i suoi cittadini. E' evidente (a confronto con tutto ciò che accade nel mondo in questi giorni) che l'unica colpa non perdonabile di Israele è quella di esistere".
Per firmare l'appello del Foglio contro la marchiatura dei prodotti israeliani fabbricati negli insediamenti, appello lanciato da un Comitato promotore costituito da Claudio Cerasa, Giuliano Ferrara, Giulio Meotti, Paolo Mieli, Angelo Panebianco, Anita Friedman, Dario Nardella e Marco Pannella, clicca qui.
Qui invece puoi leggere alcune delle migliaia di firme arrivate.