Hiroshi Hase entra nel ring per un incontro

Picchiami ancora, ministro

Giulia Pompili
Wrestling e politica. Chi è Hiroshi Hase, meglio noto Viet Cong Express #1, il nuovo responsabile dell’Educazione e dello Sport del Giappone. Cultura, scuola e (quando serve) legnate col bambù
La scorsa settimana il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha cambiato un bel po’ dei ministri. Un rimpasto per far tornare il suo governo a occuparsi di economia e politica interna, dopo aver riformato con successo la Difesa giapponese. Al dicastero dell’Educazione, Cultura, Sport, Scienze e Tecnologie (Mext) Abe ha dovuto chiedere un passo indietro a Hakubun Shimomura, l’autore del pasticcio sullo stadio ufficiale delle Olimpiadi del 2020 ospitate dal Giappone (quello che nel suo primo progetto aveva la forma di un water, e costava decisamente troppo). Al suo posto ha nominato Hiroshi Hase, un nome che forse a voi non dice niente ma che probabilmente conoscete meglio con il nome di Viet Cong Express #1.

 

Hase, nato nel 1961 a Oyabe, in Giappone, è una specie di leggenda vivente del wrestling. Basta andare su YouTube ed è tutto un trionfo del neoministro ed ex lottatore pieno di muscoli con la sua celebre mutanda gialla, i pettorali in vista, che sfodera calci volanti agli avversari. In particolare, restò nella storia il suo incontro del 1992 con uno dei wrestler giapponesi più famosi del mondo, il Grande Muta ovvero Keiji Mutoh. Il livello di sangue che scorre sul ring, da quell’incontro in poi, viene classificato nel wrestling secondo la “scala Muta”.

 

Ma Hase non è solo cazzotti e muscoli. E’ pure un membro del Parlamento giapponese, dove è entrato ufficialmente nel 1995. Nel 2006 avrebbe fatto il suo ultimo ingresso sul ring rinunciando definitivamente alla carriera da lottatore per dedicarsi a tempo pieno alla politica, anche se ogni tanto combatte ancora.

 


Hiroshi Hase in giacca e cravatta, nuovo ministro di Abe


 

E’ un tipo fico, Hase. Tra un combattimento di wrestling e la passione politica, nel 1984 ha trovato il tempo di laurearsi all’università Senshu di Tokyo. Poco dopo, ha iniziato a insegnare Letteratura giapponese alla Seiryo High School di Kanazawa, nella prefettura di Ishikawa. Parliamo di una delle scuole più famose del Giappone per quanto riguarda la preparazione sportiva. Parliamo del liceo dove ha studiato Keisuke Honda, il calciatore del Milan. E insomma, in un’intervista del 2008 a un magazine maschile il prof/wrestler/neoministro Hase ha detto una cosa che in Giappone non è poi così peregrina. Ha detto che in fondo, se serve, un paio di legnate con il bambù agli studenti si danno. Ieri, durante una conferenza stampa, si è scusato per le parole ma pure per le botte: “Vorrei scusarmi con gli studenti che ho colpito con il bambù, a quel tempo”, ha detto, aggiungendo che le punizioni corporali “non devono essere tollerate in nessuna circostanza”. Ha pure precisato che le punizioni avvenivano non durante lo studio dei classici giapponesi ma durante le attività sportive extracurriculari, quelle per cui agli studenti viene davvero chiesto il massimo. E stride un po’ con l’ultimo atto politico da parlamentare fatto da Hase, che riguarda le discriminazioni in Giappone della comunità Lgbt.

 

Le punizioni corporali nel metodo d’insegnamento nipponico – specialmente quello marziale – non sono una novità. Secondo un sondaggio del 2012 del Japan Times 6.721 insegnanti in tutto il Giappone avevano usato le botte su 14.208 studenti. Ed è una questione che riguarda la cultura del bushido, di fiducia totale nel maestro e nell’insegnante, un metodo difficilmente comprensibile per i gaijin, i non-giapponesi.

 

[**Video_box_2**]A proposito di wrestler. Pure Antonio Inoki è un famosissimo ex lottatore e contemporaneamente politico giapponese. E le peculiarità del wrestling, evidentemente, fanno bene alle carriere politiche. Inoki è infatti l’uomo che negoziò nel 1990 con Saddam Hussein il rilascio degli ostaggi giapponesi – organizzando un super evento di lotta. E’ il primo politico giapponese a essersi convertito ufficialmente all’islam, e lavora già da molto tempo con la Corea del nord per il rilascio dei cittadini giapponesi rapiti.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.