Lo scrittore Michel Houellebecq (foto LaPresse)

Libé fa una lista di proscrizione pol. corr. contro i "malpensanti" di Francia

Mauro Zanon
Il quotidiano della gauche francese per voce del suo direttore, Laurent Joffrin, si dice fieramente “benpensante”, contro i “polemisti réac che hanno imposto nei media francesi i loro temi demagogici e attaccano duramente il ‘politicamente corretto’”

Parigi. Aiuto, sono ovunque, dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi, prima che il virus si espanda e contagi tutta la Francia. E’ questo, in nuce, il messaggio che Libération, il quotidiano della gauche, ha trasmesso ieri a tutti i francesi, stilando la nuova blacklist dei “malpensanti” da tenere alla larga, da imbavagliare, da zittire, da condannare alla periferia del dibattito. Prima pagina: “Contro Zemmour, Finkielkraut, Onfray… Sì, siamo benpensanti, e allora?”. Libé, per voce del suo direttore, Laurent Joffrin, si dice fieramente “benpensante”, contro i “polemisti réac che hanno imposto nei media francesi i loro temi demagogici e attaccano duramente il ‘politicamente corretto’”. Polemisti, a detta del quotidiano parigino, ormai ubiquitari nei salotti televisivi e nelle emissione radiofoniche. “Onfray la sera, Debray il pomeriggio, Polony a colazione, Ménard a pranzo, Finkielkraut a cena, Elisabeth Lévy per l’ammazzacaffè, Morano tutta la giornata e Zemmour a ogni pasto. Che indigestione!”, scrive il direttore nel dossier principale, intitolato “Stop alla réac accademy”.

 

I toni, lungo l’articolo, sono allarmisti. Joffrin parla di “apocalisse catodica, di orgasmo reazionario”, denuncia il “pensiero unico”, l’orchestra degli Onfray, dei Zemmour, dei Finkielkraut, delle Morano (deputata dei Républicains e nuovo membro del club degli appestati, dopo aver dichiarato, citando de Gaulle, che la Francia è un paese storicamente “di razza bianca” e “giudaico-cristiano”), che “suona all’unisono” l’adagio sul declino della Francia, sull’identità infelice, l’islamizzazione galoppante, il senzafrontierismo irresponsabile, la cultura giudaico-cristiana da preservare e l’école repubblicana da salvare. Vecchi o nuovi, veri o presunti reazionari poco importa. Libé li mette tutti dentro, nello stesso calderone, mescola e rimescola e per finire ci appiccica su l’etichetta, il marchio d’infamia: “réac”. L’accademia dei reazionari che starebbe monopolizzando il dibattito delle idee in Francia e minacciando il futuro del paese con le sue battaglie va stoppata al più presto. E per questo, Joffrin, si rivolge direttamente ai francesi, quasi in un appello disperato, elencando i “cinque comandamenti dei nemici del futuro, che bisogna conoscere per misurare il pericolo che ci minaccia, quello di un immensa regressione politica”. Tra i “comandamenti” dei “malpensanti”, che per nulla al mondo bisogna condividere, figurano la critica al politicamente corretto che distrugge il dibattito delle idee, al multiculturalismo in nome del quale viene spazzata via l’identità francese, dell’islam e della sua ascesa inarrestabile, delle élite che hanno dimenticato il popolo, e infine dell’Europa non sempre virtuosa e dalla parte giusta.

 

[**Video_box_2**]La nuova lista di proscrizione curata da Libération si iscrive nella tradizione tutta goscista di decidere chi merita di avere la parola e chi no, chi è buono e giusto e chi è sporco e cattivo. Prima di Libé e Laurent Joffrin, c’erano già stati illustri predecessori come Mediapart di Edwy Plenel e il Nouvel Obs quando non era ancora stato rilevato da Bergé, Pigasse e Niel. Plenel, il trotzkista chic che fa strage di cuori nei salotti del Tout-Paris, nel gennaio scorso tacciò Renaud Camus, Alain de Benoist, il sempre presente Zemmour e Michel Houellebecq di essere degli islamofobi fascistoidi, di essere, con la loro “ideologia assassina” (titolo del pezzo), i colpevoli indiretti di quanto era successo a Charlie Hebdo. Il Nouvel Obs, nel 2012, li infilò tutti (Zemmour, Lévy, Ménard, Finkielkraut) nella nebulosa dei “Nuovi fascisti”: “ossessionati dall’identità francese bianca e cristiana”.