Naguib Sawiris

"Caro Renzi, vendimi un'isola e l'Italia non avrà più problemi ad accogliere i migranti"

Rolla Scolari
Il miliardario egiziano Sawiris spiega al Foglio come i privati possono aiutare i governi a togliere le castagne dal fuoco sull'immigrazione. "Ospiterò tutte queste persone e darò loro rifugio temporaneo, e cibo. Poi inizierò a costruire scuole, ospedali e chi verrà potrà ottenere un lavoro".

Il Cairo. "Questa non è una buona domanda. Sono un tipo serio. Puoi fare questa domanda a chiunque altro, me se la poni a me, è una domanda stupida". Naguib Sawiris è il terzo uomo più ricco d'Egitto, il decimo di tutta l'Africa con un business da 2,9 miliardi di dollari. E' il presidente esecutivo della Orascom Telecom Holding, ex padrone di Wind con un interesse in Telecom Italia. E da qualche giorno, in un'isola del Mediterraneo. Pochi giorni fa, su Twitter, ha lanciato una proposta che a molti in principio è sembrata una boutade:

 

"Grecia o Italia vendetemi un'isola, dichiarerò la sua indipendenza e darò rifugio ai migranti, darò loro lavoro nella costruzione del loro nuovo paese".

 

Tra risposte di sostegno e feroci critiche, l'idea del magnate delle telecomunicazioni è cresciuta nei giorni. Maglietta bianca, jeans  slavato, mocassino nero con la para, il tycoon egiziano di 61 anni risponde con fastidio a chi gli chiede se la sua è una proposta seria.  "Sono una persona che realizza quello che dice, e si sa", spiega al Foglio dal cortile di un ristorante italiano alla moda ma alla mano nel quartiere chic di Zamalek. E' appena arrivato al Cairo da el Gouna, il resort sul Mar Rosso costruito dalla sua famiglia di imprenditori. L'uomo d'affari, membro della minoranza cristiano-copta egiziana, è conosciuto in Egitto per la sua schiettezza che ha sollevato anche controversie. Sostenitore della rivoluzione del 2011 ha fondato uno dei partiti liberali del dopo Tahrir, al Masriyin al Ahrar - gli egiziani liberi - ed è sempre stato contro il governo dei Fratelli musulmani e del presidente Mohammed Morsi.

 

Oggi, è indispettito da chi dubita della sua serietà, accusatorio nei confronti della mancanza di reazione dei governi sull'emergenza immigrazione: "La questione è molto semplice, non impossibile. Nessuno farà nulla. C'è un bambino morto davanti ai nostri occhi. E se fosse stato mio figlio? Ci sono tutte queste isole. La Grecia ha bisogno di venderle. Alcune sono deserte. Anche l'Italia ha isole".

 

Il magnate egiziano non sarebbe l'unico privato a investire denaro nelle missioni di salvataggio di rifugiati nelle acque del Mar Mediterraneo, nella quali da gennaio sono morte almeno 2.300 persone, secondo i dati ufficiali: basti pensare all'iniziativa di Regina e Christopher Catrambone, miliardari all'origine di Maos, Migrant Offshore Aid Station. Dall'altra parte, l'idea della compravendita di isole del Mediterraneo in questi mesi di crisi greca è stata realmente sollevata, soprattuto nel settore del privato. Ricordava infatti poco tempo fa Business Insider come la società di consulenza immobiliare britannica Knight Frank preveda un aumento delle vendite di isole greche, a causa della crisi di Atene e di una nuova tassa locale sugli immobili che ha reso impossibile per molti greci mantenere costose proprietà. Su siti come Private Islands Online è possibile comperare un'isola greca a partire da circa tre milioni di euro. A causa della crisi, però, anche il governo di Atene potrebbe essere interessato a far cassa vendendo alcune delle migliaia di isole che possiede nell'Egeo, visto che soltanto il dieci per cento è di proprietà di privati.

 

[**Video_box_2**]"Io dico, datemene una, ospiterò tutte queste persone e darò loro rifugio temporaneo, e cibo. Poi inizierò a costruire scuole, ospedali e chi verrà potrà ottenere un lavoro: se eri un ingegnere potrai lavorare nell'edilizia, un dottore all'ospedale, un agronomo potrà coltivare e produrre cibo per gli altri. Queste persone potrebbero stare qui anni, perché questa guerra può andare avanti molto tempo. Abiteranno qui, otterranno un lavoro, avranno un salario, i loro figli andranno a scuola, perché questa è una storia diversa dall'immigrazione di chi cerca un lavoro. Queste persone fuggono da una guerra: o c'è lo Stato islamico che taglia la testa a yazidi e cristiani o Bashar (el Assad) che svuota barili di munizioni sui suoi cittadini, anche musulmani". La maggior parte dei 140 mila immigrati che da gennaio ha toccato le coste dell'Europa fugge dal conflitto in Siria e Iraq. Il persistere delle violenze e del conflitto in quelle terre ha creato una delle più imponenti crisi umanitarie dalla Seconda Guerra Mondiale. Sostiene Sawiris - secondo il quale la sua iniziativa potrebbe estendersi a 100mila rifugiati - che la vera sfida per lui è trovare un'isola e poi convincere il governo o italiano o greco a dirigere i rifugiati verso le sue coste. "L'isola sarà sotto la giurisdizione dell'Italia o della Grecia, mi occorre quindi la loro approvazione per ospitare persone. Per il resto, tutti mi conoscono come un tipo serio. Ho soldi in tasca. Non ho dieci dollari in tasca, mi sembra di avere qualche cosa di più. Anche quando ho fatto la mia offerta di 15 miliardi per Wind tutti si sono chiesti se stessi scherzando...".

 

Il magnate Sawiris incontra domenica sera la commissione Esteri (ed emigrazione) del Senato guidata da Pier Ferdinando Casini in visita al Cairo fino a mercoledì e assicura che due lettere arriveranno presto al presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi e al governo greco, e in copia ai rispettivi ambasciatori in Egitto. Da una verifica del Foglio nelle ore immediatamente successive all'intervista con l'uomo d'affari, sabato sera, le lettere per quanto riguarda la parte italiana non sarebbero state ancora ricevute. "Non sono il tipo che sta seduto lì a far nulla - insiste il capo di Orascom - Non mi occorre niente, non ho bisogno di fama, sono già famoso. Non ho bisogno di soldi, non c'è nulla per me in questa iniziativa, voglio soltanto avere la coscienza pulita. Perché dovrei scherzare sul fatto che muoiono persone? Non c'è nulla che non abbia fatto nella mia vita, posso spostare montagne".

 

Ammette di cercare i mass media per fare pressioni sui governi e annuncia, lo aveva già fatto su Twitter, di avere già un nome per l'isola: Aylan, come il bambino siriano morto in mare, la cui fotografia ha scioccato il mondo: "Quel bambino avrebbe potuto sparire in mezzo al mare, essere mangiato dagli squali - Sawiris alza il tono della voce mentre parla e gli eleganti clienti del ristorante italiano entrano ed escono dal locale - invece è stato portato sulla spiaggia, di fronte ai nostri occhi. Dio ha voluto che lo vedessimo. E' un campanello d'allarme. Quando è troppo è troppo: i governi hanno fallito, incluso Mr Obama, che avrebbe potuto fermare lo Stato islamico... Hanno creato questo casino e ora dicono 'Visto che abbiamo creato questo casino in Iraq non vogliamo ripeterlo'. No, lo hai creato e adesso lo ripulisci. Dall'Europa mi aspetto che mi dica: 'Senta, abbiamo un'isola per lei, le daremo assistenza, l'aiuteremo con la logistica. Rispetterò le leggi greche e italiane e lavorerò e costruirò seguendole".

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