Barack Obama giovedì in visita a New Orleans (foto LaPresse)

La rinascita di New Orleans è una storia di libera impresa

Redazione
A dieci anni dall’uragano Katrina Obama elogia l’intervento dello stato, ma la città recupera grazie all’iniziativa dei privati

Roma. Per Barack Obama, la storia della ricostruzione e della rinascita di New Orleans a dieci anni dall’uragano Katrina è una storia del successo dell’intervento statale. Così titola il New York Times commentando la visita del presidente americano in città per commemorare il decimo anniversario del disastro (agosto 2005, circa 1.800 morti, migliaia di feriti e centinaia di di migliaia persone costrette a lasciare le loro case sommerse dall’acqua). Fin dai tempi della sua prima campagna elettorale, nel 2008, Obama ha cercato di fare di New Orleans colpita dall’uragano Katrina un simbolo di ciò che non andava in America e di ciò a cui la sua azione presidenziale avrebbe ridato giustizia. Anche giovedì, parlando nel quartiere di Lower Ninth Yard, uno dei più danneggiati dall’uragano, il presidente ha detto che “quello che era iniziato come un disastro naturale è diventato un disastro provocato dall’uomo”, non solo a causa della risposta inadeguata all’emergenza, ma anche per le disuguaglianze economiche e razziali: per troppo tempo New Orleans “è stata piagata da una disuguaglianza strutturale che ha lasciato troppe persone, soprattutto povere e soprattutto di colore, senza buoni posti di lavoro, copertura sanitaria conveniente o abitazioni decenti”, ha detto, legando a doppio filo povertà, segregazione e le conseguenze terribili del disastro. Così, nella retorica di Obama, la rinascita della città “è la storia di New Orleans, ma è anche la storia dell’America”, rinata dalla crisi del 2008 grazie a un governo federale che fa sentire con forza la sua presenza nell’economia e nella società con investimenti massicci.

 

New Orleans sta davvero rinascendo. Come scrive il Wall Street Journal, la popolazione nell’area urbana è tornata al 90 per cento del livello pre Katrina, il numero dei posti di lavoro è il 91 per cento di quelli pre 2005 e il reddito delle famiglie è aumentato considerevolmente. Ma il merito di questi successi difficilmente può essere ascritto solo all’intervento statale elogiato da Obama. Piuttosto, ha raccontato l’Economist in un bel reportage la settimana scorsa, quella di Katrina è una storia di spirito imprenditoriale e di riscossa del settore privato. Dopo l’uragano, “tutti sono diventati imprenditori” a New Orleans, ha detto al magazine britannico Tim Williamson, fondatore di un programma per lo sviluppo delle imprese locali, dando una buona rappresentazione del clima business friendly che si è creato in città grazie agli affitti economici, a una tassazione favorevole (che ancora beneficia delle misure di emergenza) e a progetti come la creazione di un nuovo distretto tecnologico, ribattezzato Silicon Bayou, dal nome di una formazione geografica tipica del Mississippi. Il tasso di creazione di start up nella regione è più che raddoppiato, ed è di oltre un terzo più alto della media nazionale. Il sistema scolastico ha quasi completamente eliminato la scuola pubblica, lasciando la gestione dell’istruzione alle charter school, finanziate dal pubblico ma a gestione privata, e in questo modo il tasso di abbandono scolastico, che prima di Katrina era del 62 per cento, adesso è ridotto al 6. E’ in aumento anche il numero di ragazzi che si diplomano e di quelli che si iscrivono all’università.

 

[**Video_box_2**]In gran parte, New Orleans è ancora una città in convalescenza, vittima di una decadenza economica che risale a ben prima del 2005, e che avrà bisogno di generazioni, scrive il Wsj, per essere risolta. Il settore più attivo è ancora quello a basso reddito e a bassa specializzazione della ristorazione, e il livello di povertà è simile a quello pre Katrina. Ma la città ha individuato la strada per la ripresa, e non è quella segnata dal presidente.