Moody's condanna Chicago, S&P's l'assolve. Storia di due pesi e di una bolla

Quanto sono affidabili i bond municipali di Chicago? Due delle maggiori agenzie di rating rispondono alla stessa domanda in modi diversi. Moody’s ha declassato i titoli della città a junk, spazzatura, mentre Standard & Poor’s ha aggiustato al ribasso il suo giudizio,

New York. Quanto sono affidabili i bond municipali di Chicago? Due delle maggiori agenzie di rating rispondono alla stessa domanda in modi diversi. Moody’s ha declassato i titoli della città a junk, spazzatura, mentre Standard & Poor’s ha aggiustato al ribasso il suo giudizio, ma con prudenza, attestandosi su un A-. Fino a pochi anni fa le agenzie davano voti pressoché identici ai titoli, ora quattro voti separano i due istituti. La differenza è tutta in buco da venti miliardi di dollari nei fondi pensione e nel metodo di valutazione che Moody’s ha varato due anni fa, che in sostanza ignora le stime degli investimenti sui fondi pensionistici fatte dalle municipalità, giudicandole inaffidabili.

 

Così, dove il sindaco di Chicago, Rahm Emanuel, vede la decisione come un gesto “irresponsabile” e una bastonata gratuita alla credibilità finanziaria della città (il rendimento dei bond è calato del 3,4 per cento dall’annuncio di Moody’s), che sta lavorando al rifinanziamento del debito, gli analisti dell’agenzia vedono “pura matematica”. L’errore, dicono, era quello commesso in passato, ovvero affidarsi alle prospettive di rendimento dei fondi pensione drogate dall’ottimismo interessato dei funzionari pubblici.

 

Sindaci e consiglieri tendono a mantenere alte le prospettive di ritorno degli investimenti per non dover ricorrere ad aumenti delle tasse e tagli di budget, misure che solitamente non favoriscono la rielezione, e così il circolo vizioso si autoalimenta. Non si tratta di una questione locale. Decine di città americane hanno buchi nei fondi pensione, e il loro reale costo è difficile da calcolare se ci si basa soltanto su autocertificate prospettive di rendimento. Città finite in bancarotta come Detroit hanno dovuto tagliare pesantemente sulle pensioni erogate ai cittadini, visto che gli investimenti sui fondi gestiti dalla municipalità sono andati in perdita nel corso degli anni. In totale, il buco delle pensioni nei bilanci degli enti locali è di 1.200 miliardi di dollari ma tende a sembrare meno profondo perché finora le agenzie di rating hanno giudicato affidabili gli investimenti nel settore.

 

A Chicago è la prima volta che un’agenzia collega strettamente il buco delle pensioni alla credibilità dei bond municipali, e il risultato è, appunto, junk.  Alcuni analisti dicono che la manovra di Moody’s è stata troppo precipitosa e stangare i titoli municipali contribuisce ad alimentare un clima apocalittico sullo stato di salute delle città, già ampiamente corroborato da una lunga serie di fallimenti e procedure di bancarotta controllata dal 2008 a oggi. Altri però vedono avvicinarsi il momento in cui esploderà il bubbone delle pensioni, gonfiato anche dall’immobilismo dei sindacati, in campagna permanente per congelare un sistema di benefit ormai insostenibile. La battaglia contro i sindacati a proposito delle pensioni ha reso il governatore del Wisconsin, Scott Walker, un idolo dei conservatori che vogliono riformare in profondità le pubbliche amministrazioni prima che la bolla scoppi, lanciando un leader locale sul proscenio della politica nazionale.

 

[**Video_box_2**]Atlanta, Pittsburgh, Philadelphia e Phoenix sono solo alcune delle città americane medio-grandi che hanno una situazione pressoché identica a quale di Chicago, ma per il momento non c’è discrepanza nelle valutazioni dei titoli: non hanno voti di cui vantarsi, ma nemmeno tanto disastrosi da mettere in allarme. Esiste una tendenza consolidata delle due agenzie di rating a procedere in modo divergente nelle valutazioni degli enti locali, l’istituto Janney Capital Markets lo chiama “The Great Municipal Bond Rating Dislocation”, un fenomeno generalizzato che descrive un gap in aumento. Lo scorso anno Standard & Poor’s ha migliorato le valutazioni di 533 municipalità, contro soli 39 downgrade, mentre Moody’s nella maggior parte dei casi ha rivisto il voti al ribasso, per via del metodo di valutazione che i sindaci giudicano più severo, gli analisti più realista.

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