Manifestanti all'assemblea di Los Angeles durante la decisione sul salario minimo (foto LaPresse)

Il salario minimo di Los Angeles è il nuovo standard per i dem

La seconda città d'America aumenta il minumum wage a 15 dollari l'ora, è un gol per la corrente più sindacalizzata e populista del Partito democratico

New York. Con voto quasi unanime (14 a 1) il consiglio cittadino di Los Angeles ha approvato l’aumento del salario minimo da 9 a 15 dollari l’ora, da mettere in pratica da qui al 2020. La misura allinea la città californiana a Seattle, che dell’aumento dei minimi è stata pioniera, cavalcando l’onda democratica che da Barack Obama ai più vocianti esponenti della sinistra radicale invoca nuovi standard retributivi per i lavoratori. Lo stipendio minimo a livello federale è 7,25 dollari l’ora, e lo scorso anno Obama ha chiesto al Congresso di approvare una legge per portarlo oltre la soglia dei dieci dollari. La legge non è mai arrivata, ma la Casa Bianca ha emesso un ordine esecutivo, con applicazioni inevitabilmente limitate, che impone a tutti i nuovi assunti nell’Amministrazione federale di ricevere almeno 10,10 dollari l’ora.

 

Gli stati e le municipalità tuttavia possono fissare autonomamente minimi a livello locale, e così hanno fatto città come Chicago, San Francisco e Oakland. Kansas City potrebbe presto sottoporre una proposta pressoché identica al giudizio dei cittadini. Anche stati repubblicani come Alaska e South Dakota, per incentivare il trasferimento di forza lavoro in quei luoghi remoti e ricchi di idrocarburi, hanno alzato la soglia, che però è ancora ben lontana dai dieci dollari (certo, il costo della vita in Dakota è imparagonabile, ad esempio, a quello di New York, e le enormi discrepanze all’interno del paese complicano l’intero dibattito salariale). La decisione di Los Angeles configura però un salto di qualità nella lotta democratica per il salario minimo, innanzitutto perché si tratta della seconda città degli Stati Uniti. Seattle è una città importante, e spesso un apripista di rivolgimenti sociali ed economici, ma non è una metropoli grande a tal punto da influenzare le tendenze politiche a livello nazionale.

 

Il sindaco di Los Angeles, il democratico Eric Garcetti, ha esplicitamente invitato governatori e sindaci di tutta America a seguire l’esempio della città californiana, perché “siamo noi a guidare il paese, non aspetteremo che Washington tiri fuori gli americani dalla povertà”. Al tema generale del salario minimo si sovrappone quello più specifico del sostegno alle politiche decentralizzate, lontane dalla burocrazia inconcludente di Washington, venuta a noia perfino agli ultrà del big government. Michael Reich, economista all’Università di Berkeley che ha fatto diversi studi sull’impatto del salario minimo, ha detto al New York Times che si tratta di un adeguamento naturale, un “new normal” che vale specialmente “nelle zone dove i costi abitativi sono particolarmente alti”.

 

[**Video_box_2**]La corrente più sindacalizzata e populista del partito democratico, genere Bill de Blasio ed Elizabeth Warren, propone una virata a sinistra, e ancora in aula i consiglieri applaudivano al passaggio della legge che associazioni e gruppi di pressione vari già prima chiedevano al governatore di New York, Andrew Cuomo, di approvare una misura modellata su quella di Los Angeles. Cuomo ha annunciato l’intenzione di portare al consiglio una proposta di aumento, specialmente per i lavoratori dei fast food in stato di permanente agitazione, ma non ha mai accennato alla cifra simbolica dei quindici dollari. E questo è il secondo aspetto rilevante di quel che è successo martedì sera a Los Angeles. I consiglieri e il sindaco hanno puntato e ghermito la preda più grossa, non si sono accontentati di trofei intermedi e riforme minori, il che inevitabilmente fissa un nuovo standard per tutti i leader democratici che non vogliono (o non possono permettersi) di perdersi per strada l’elettorato radicale. Dopo la svolta di Los Angeles, Cuomo e compagni dell’ala centrista del Partito democratico non potranno stare sotto la soglia dei quindici dollari all’ora, se non al prezzo di essere bollati come i sabotatori della grande rivoluzione dei lavoratori che si sta diffondendo di città in città.