Il premier inglese David Cameron (foto LaPresse)

Verso il British Bill of Rights

Addio parrucconi europei

Giulio Meotti
Cameron contro lo Human Rights Act. Era stata la maggiore modifica dalla Magna Charta. Adesso i Tory vogliono mettersi alle spalle la Corte di Strasburgo.

Roma. Quando Londra accettò di entrare nell’Unione europea, agli occhi dell’opinione pubblica britannica il Parlamento di Westminster, per la prima volta in ottocento anni, cessò di essere un organo sovrano, visto che il settanta per cento della legislazione veniva stabilito da una non eletta Commissione di burocrati stranieri. L’introduzione dell’Human Rights Act nel 1998 sembrò annullare tutte le libertà britanniche e negare il common sense della giuria e il precedente legale della Common Law. Fu la modifica più importante alla legislazione inglese dall’introduzione della Magna Charta nel 1215.

 

Adesso il governo conservatore di David Cameron annuncia la volontà di abolire lo Human Rights Act. “Questo è il paese che ha scritto la Magna Charta, liberato l’Europa dal fascismo e che oggi si batte contro la violenza sessuale in guerra”, ha detto il premier. “Non abbiamo bisogno di lezioni dai giudici di Strasburgo”. Il precedente ministro della Giustizia, Christopher Grayling, l’aveva definita “una distorsione dei diritti umani che nuoce al Regno Unito”. Ma Cameron nel precedente governo doveva subire il veto dei Lib-Dem. Adesso, con un falco come Michael Gove alla Giustizia, i Tory hanno le mani libere e se davvero abolissero lo Human Rights Act sarebbe una rivoluzione.

 

Contrari i Tory eurofili, per i quali non è possibile uscire dalla Convenzione dei diritti umani senza lasciare anche l’Unione europea. A favore dell’uscita Theresa May, potente ministro dell’Interno, mentre l’ex Attorney General, Dominic Grieve, dice che abbandonare la convenzione “sarà interpretato come il segno che la Gran Bretagna non è interessata a costruire un mondo migliore”.

 

Lo Human Rights Act del 1998 è stato progettato per assorbire nel sistema inglese i diritti enunciati dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo, e presidiati dal vaglio giurisdizionale della Corte europea dei diritti dell’uomo. Il caso più controverso in Inghilterra riguarda il “diritto a una vita privata e familiare”, regolarmente usato dalle associazioni che difendono gli immigrati clandestini e i terroristi da estradare per evitarne la deportazione, anche se il testo originale era inteso come monito contro la coercizione statale. Come scrive il Daily Mail, “un documento scritto per prevenire gli orrori dei campi di concentramento nazisti è diventato una carta dei valori per criminali e gruppi politicamente corretti”.

 

Cameron vorrebbe un “British Bill of Rights” e un ritorno al giudizio finale nelle mani della Supreme Court britannica, e non a quella di Strasburgo. Per dirla con Guglielmo Verdirame, giurista del King’s College, “liberare la Common law” dalla deferenza verso Strasburgo significherebbe “un ritorno al migliore costituzionalismo e alla tradizione inglese di libertà”.

 

Anche il multiculturalismo si nutre di questa legislazione. La comunità musulmana ha utilizzato lo Human Rights Act per cercare di ottenere il riconoscimento alla poligamia all’interno del welfare britannico. Per non parlare dei temi etici, tanto che il vescovo anglicano Michael Nazir-Ali è convinto che la legge sui diritti umani del 1998 sia stato un “cavallo di Troia” nel campo dell’etica applicata alla medicina, dello status della famiglia e dello spazio pubblico della religione.

 

[**Video_box_2**]Non è mai stata digerita dal governo di Cameron la sentenza con cui i giudici europei hanno annullato la decisione di rimpatriare Abu Qatada, il terrorista ai vertici di al Qaida che secondo i servizi inglesi “raccoglieva denaro, incoraggiava la gente a uccidere, rivendicava assassinii”. Per anni, Qatada fu libero di sputare bile sul Regno Unito e i suoi valori dalla moschea di Finsbury Park. Anche la Regina Elisabetta si disse “scioccata” per il fatto che quel fondamentalista islamico non potesse essere cacciato dal suolo inglese. Ad Amman il jihadista avrebbe rischiato la tortura, così i giudici europei ordinarono a Londra di tenersi il celebre detenuto. “Ignorate la sentenza e mettetelo su un aereo”, replicò l’Express. Alla fine i Tory su quell’aereo ce l’hanno messo il terrorista islamico, ma adesso i conservatori pretendono lo scalpo dei parrucconi europei e dei loro alleati umanitaristi che, a loro dire, hanno indebolito il Regno Unito. 

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.