Abu Alaa al Afari è stato ucciso da un raid americano in Iraq (foto LaPresse)

Un raid americano importante in Iraq, forse

Daniele Raineri
Il governo di Baghdad – non una fonte su cui scommettere una mano – annuncia che un bombardamento ha ucciso Abu Alaa al Afari, un leader al vertice dello Stato islamico.

Come fonte non è granché attendibile perché in passato si è già lanciato in annunci clamorosi poi smentiti: mercoledì il ministero della Difesa iracheno ha detto che un raid aereo americano ha ucciso Abu Alaa al Afari, un leader al vertice dello Stato islamico. Al Afari è il nome di battaglia di Abdul Rahman al Qaduli, un ex insegnante (passato al jihad da decenni) che di recente ha preso il posto del capo supremo, Abu Bakr al Baghdadi, che secondo un'altra notizia ancora da confermare è fuori combattimento a causa di un raid aereo che a marzo lo ha lasciato gravemente ferito alla schiena.

 

Il portavoce del ministro della Difesa irachena, il generale Tahsin Ibrahim, dice che Al Afari è stato colpito in una moschea vicino a Tal Afar, la città distante un'ora di macchina a ovest di Mosul in cui è nato e in cui predicava. I "talafariyin", come sono conosciuti gli abitanti di Tal Afar, sono considerati fra i membri più spietati e determinati dello Stato islamico, fin dagli anni della guerra contro gli americani, perché uniscono alla solita carica ideologica anche una forte dose di revanscismo locale (si sono sentiti molto maltrattati dal governo negli anni passati). Al Afari, si dice, era impegnato in una serie di consultazioni sulla leadership dello Stato islamico e la scorsa settimana il dipartimento di stato americano ha messo una taglia da sette milioni di dollari su di lui ( più alta di quella su altri leader più conosciuti ai media) segno che anche dentro l'Amministrazione americana lo si riteneva un capo di primissimo piano (per esempio il ceceno Omar al Shishani, uno dei leader militari del gruppo, ha una taglia da cinque milioni di dollari; Al Baghdadi da dieci milioni).

 

[**Video_box_2**] Al Afari vanta all'interno del gruppo alcuni titoli che possono essere considerati "nobiliari": è stato vice di Abu Musab al Zarqawi, fondatore con status quasi leggendario tra i jihadisti; e nel 2010, quando arrivò il momento di sostituire il capo dello Stato islamico ucciso in un raid, fu Osama bin Laden a proporre il suo nome. Vinse invece Al Baghdadi, appoggiato dalla fazione irachena degli ex baathisti passati allo Stato islamico.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)