Il premier francese Manuel Valls (foto LaPresse)

Ohibò, i francesi hanno un Patriot Act

Redazione
Più sicurezza e meno privacy contro il terrore. Ora lo sa pure la gauche

La camera bassa del Parlamento francese ha approvato martedì sera un progetto di riforma dell’intelligence che dà alle autorità ampia libertà di intercettazione delle comunicazioni al fine di “anticipare, identificare e prevenire” le minacce terroristiche. L’idea della legge è nata all’indomani degli attacchi terroristici di Parigi contro la redazione di Charlie Hebdo e contro un supermercato kosher, e dopo le polemiche durissime sull’intelligence francese, accusata di aver sottostimato la minaccia rappresentata dai fratelli Kouachi. Contro la legge, che deve ancora essere approvata dal Senato, ci sono state proteste molto estese, e i critici del provvedimento, per evidenziarne il contenuto “liberticida”, lo hanno paragonato al Patriot Act approvato dall’Amministrazione americana di George W. Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre, simbolo legale della guerra al terrore.

 

Oggi la posizione del governo francese è identica a quella dell’Amministrazione Bush di allora: davanti alle critiche, Parigi ha detto che dopo quello che è successo non si può che aumentare le difese per proteggersi. Allora, nel 2001, i francesi furono critici aspri del Patriot Act di Bush. Mai, belavano i politici francesi parlando di deriva autoritaria, approveremo una legge che intacchi anche solo di una briciola il diritto alla privacy assoluta, non c’è minaccia terroristica che tenga. In quindici anni il Patriot Act di Bush ha mostrato la sua efficacia, è stato riconfermato nel 2011 dal democratico Barack Obama, e nonostante gli ampi poteri concessi mai una volta ha permesso lo sputtanamento a mezzo intercettazione di politici e privati cittadini – qui sta la differenza tra lo stato di diritto americano e quello, per dirne una, di un paese come l’Italia.

 

Ancora l’anno scorso l’82 per cento dei francesi considerava spazzatura il Patriot Act americano, anche il governo socialista di Parigi ha capito che davanti alla guerra che il terrorismo muove contro di noi bisogna scegliere: o libertà nelle edicole o libertà al telefono, se vogliamo continuare a pubblicare Charlie dobbiamo proteggerci da chi vuole rispondere alla satira con il mitra. Seppure controverse, le misure di sorveglianza della legge francese, simili a quelle già in uso in America, chiedono ai cittadini di rinunciare a una piccola parte della loro privacy per godere del diritto di passeggiare sicuri per strada. Lo scambio era ed è  equo.