Il direttore di Repubblica Maurizio Molinari (Ansa)

editoriali

In difesa della Repubblica degli editori

Redazione

I giornali difendono anche interessi e chi lo nega, sorry, è fuori dalla realtà

Cari colleghi di Repubblica, prima di tutto, figuriamoci, tanta solidarietà, e poi, però, anche qualche considerazione. Dopotutto, pescando nel mazzo dei ricconi, come editore poteva capitarvi di peggio, e non facciamo nomi, degli attuali esponenti della famiglia Elkann-Agnelli. Intanto, John vi fa grazia delle interviste in cui presentarlo come titolare di “una certa idea dell’Italia” e, altro vantaggio, non vi sveglia alle 5 di mattina per farsi raccontare gossip con cui annoiarsi. Per il resto proviamo a intercettare con la fantasia qualche telefonata del crudele editore a Maurizio Molinari. Il nastro fantasioso ci rivela che chiede di non dare addosso a Stellantis. Cioè chiede, immaginiamo, di rispettare l’idea che una grande multinazionale dell’auto, impegnata nel match planetario per conquistare mercati, decida in piena libertà manageriale dove fare investimenti e dove portare produzioni. E perciò, girandola nella parte costruttiva, che un paese, anche se tra i suoi residenti ci sono azionisti importanti di Stellantis, gli investimenti se li deve un po’ meritare, creando condizioni favorevoli, facendo intelligenti politiche industriali, puntando consapevolmente sull’apertura commerciale e sulla globalizzazione e con l’iniziativa di sindacati ragionevoli.

 

E’ ideologia? Sì, ma non è la peggiore. Poi, sì, ci sono le cosacce familiari, quell’eredità miliardaria su cui si litiga senza la minima signorilità. Ma ormai è andata, è cronaca. E poi c’è quella vecchia faccenda degli Agnelli e della Fiat sempre governativi. Storia un po’ appassita. John, nelle telefonate di cui siamo entrati fantasiosamente in possesso, lascia a Molinari spazio per far divertire i ragazzi con gli attacchi alla destra e con gli allarmi sul fascismo ri-incombente. Cara redazione in agitazione: gli editori esistono e gli interessi pure. Un giornale che non difende interessi non vince grazie alla purezza ma perde per inconcludenza. Questa è la buona regola per farsi leggere e contare e essere qualcosa di diverso da una distopia modello Stefano Massini: anche no, grazie.

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