Xi e Kishida (Ansa)

editoriali

Quella della Cina su Fukushima era solo propaganda

Redazione

Xi incontra Kishida e fa un passo indietro sulle “acque radioattive”, dicendo che ci sono margini per risolvere la questione e migliorare le relazioni bilaterali con il Giappone

Il vertice della cooperazione economica dell’Asia-Pacifico in corso a San Francisco ha ospitato uno dei bilaterali più importanti dell’anno, quello tra il presidente americano Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping, ma non solo. Perché nella sua fase aperta al dialogo costruttivo, Xi ha incontrato anche il primo ministro giapponese Fumio Kishida. Pure loro non si incontravano faccia a faccia da un anno, e nel frattempo le relazioni diplomatiche tra Pechino e Tokyo si erano particolarmente deteriorate. L’altro ieri il leader cinese ha avuto con Kishida un approccio molto simile a quello che ha avuto con Biden: i nostri paesi devono parlarsi, bisogna lavorare a una coesistenza pacifica. Ma a differenza del presidente americano, anche per via di un crollo della popolarità interno in Giappone, il primo ministro Kishida è stato particolarmente duro con il leader cinese, e ha affrontato con lui i temi più sensibili: i cittadini giapponesi arrestati in Cina con l’accusa di spionaggio, le attività militari cinesi insieme alla Russia nelle acque attorno al Giappone, e poi Fukushima.

Da quando il governo di Tokyo ha iniziato lo sversamento delle acque di raffreddamento della centrale nucleare, secondo uno schema sicurissimo e studiato insieme all’Aiea e alla comunità internazionale, Pechino ha preso l’occasione per fare una campagna di disinformazione violenta e persecutoria nei confronti del Giappone. Nel tentativo di mandare un messaggio politico chiaro, ha perfino chiuso all’importazione dal paese di tutti i prodotti ittici – salvo continuare comunque la pesca illegale nelle acque antistanti Fukushima. Xi Jinping ha acconsentito a creare un team congiunto di studio sulla questione, ha detto che ci sono margini per risolvere la questione e migliorare le relazioni bilaterali. Dunque all’improvviso il Giappone non sta più “avvelenando il mondo”. Sarebbe bastato ammettere che era solo propaganda.