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Editoriali

I diritti del “mostro”. Sul caso di Senago non prevalga il populismo penale

Redazione

L’avvocato Sebastiano Sartori, difensore di Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio di Giulia Tramontano, dopo un incontro col suo cliente in carcere ha rinunciato all’incarico. Ma a ogni imputato, al di là della gravità del reato, va garantita comunque la difesa. In primo luogo per difendere i princìpi di uno stato di diritto

L’avvocato Sebastiano Sartori, difensore di Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio di Giulia Tramontano, dopo un incontro col suo cliente in carcere ha rinunciato all’incarico, dandone notizia ufficialmente al pubblico ministero. Il reato per il quale è indagato Impagnatiello è particolarmente odioso, il fatto che la vittima aspettasse un bambino ha suscitato ulteriori sentimenti di orrore e indignazione, al punto che si è usato nei suoi confronti l’epiteto, in ogni caso evitabile, almeno sui media, di “mostro di Senago”. Mostro o non mostro, infatti, un indagato e poi un imputato ha comunque diritto alla difesa. Proprio perché il reato è gravissimo serve una difesa all’altezza di un compito arduo.

 

Ora il compito sarà passato, a quanto pare, a un avvocato d’ufficio, il che non è proprio il massimo, indipendentemente dalla professionalità del difensore che sarà nominato dal tribunale, e che comunque non avendo partecipato alle prime fasi dell’indagine e ai primi interrogatori, parte comunque svantaggiato. Inoltre è evidente che una rinuncia così clamorosa lascia uno strascico che va a danno dell’inquisito, per il quale il difensore aveva accettato di impegnarsi, e anche questo lascia un po’ interdetti, poiché rischia di suonare come un (non richiesto) giudizio di condanna di tipo morale. Naturalmente la giustizia deve fare il suo corso e il colpevole, una volta che un tribunale si sia convinto che ci sono prove sufficienti per una condanna, deve pagare per quello che ha fatto. Naturalmente, però, fino a quel momento, un inquisito non gode della presunzione di innocenza e ha il diritto di essere assistito nel modo che ritiene necessario. E’ importante che tutti questi diritti siano rispettati scrupolosamente proprio per arrivare a un esito processuale senza ombre, che non sembri una giustizia sommaria influenzata dallo sdegno dell’opinione pubblica in un clima di populismo penale. In primo luogo per difendere i princìpi di uno stato di diritto, per il quale non esistono, non devono esistere “indifendibili”.

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