Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante le operazioni di voto per il referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare nel 2016 (Ansa)

Editoriali

La decrescita modello Emiliano

Redazione

Il no masochistico del governatore di fronte all’Ue che autorizza le trivelle

L’avvocatura della Corte di giustizia europea dà il via libera alle trivellazioni marine con più permessi di ricerca rilasciati dallo stato a un operatore. Ma il governatore della Puglia Michele Emiliano intende “contrastare con fermezza” questa decisione, che riguarda un’azienda australiana, la Global Petroleum, che dal 2013 ha presentato all’Italia quattro domande tra Bari e Brindisi. Secondo Emiliano le ricerche pregiudicherebbero l’ecosistema con impatto negativo su turismo e pesca. Ma le ricerche offshore che in Italia sono iper-regolamentate non hanno certo lo stesso impatto dell’Ilva. Il fronte No triv vede da anni Emiliano tra i suoi capi, così come aveva cavalcato l’onda No Tap contro l’approdo a San Foca del gasdotto transadriatico che ha origine in Azerbaigian. Più che la spiaggia salentina oggetto della protesta fu la salvaguardia di alcune decine di ulivi, ricollocati altrove dalla Snam.

 

Contro le trivelle un referendum fu proposto nel 2015 dai consigli regionali di Puglia, Sardegna, Veneto, Basilicata, Abruzzo, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise; l’anno dopo la consultazione fallì per mancanza di quorum (votò il 31,2 degli aventi diritto). L’Italia è il terzo paese europeo per riserve marine di gas e greggio, a lunga distanza da Regno Unito e Norvegia. Il loro sfruttamento può ridurre del 10-15 per cento la dipendenza dall’estero mentre le royalty pagate alle regioni ammontano a poco più di 0,5 miliardi: viene applicata un’aliquota ridotta del 10 per cento. Avrebbe senso che Emiliano si batta per aumentare questa quota in modo che la sua regione, tra le più colpite dalla pandemia e con una disoccupazione al 14 per cento pur con il divieto di licenziamento (con Foggia che supera il 24), possa reinvestire gli introiti, magari nelle pesca e nel turismo dove alberghi e ristoranti cercano 6 mila addetti, che forse preferiscono il reddito di cittadinanza. Il fallito referendum del 2016 fu promosso da tutte le regioni del sud, tranne la Sicilia: che cosa avranno questi governatori contro i territori che amministrano?

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