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L'Analisi
La tradizionale polemica di Natale sul “caro voli”
Codacons e simili denunciano, come ogni anno, l’elevato costo dei biglietti aerei a ridosso delle festività. Due danni di indagini dell’Antitrust dimostrano che non ci sono anomalie o distorsioni da parte delle compagnie
Quest’anno non ha fatto eccezione. Come di consueto, non sono mancate le denunce all’Antitrust delle associazioni dei consumatori, dalle più serie come Altroconsumo, che ha fatto un’indagine rilevando 396 prezzi per i voli fra Natale e Capodanno, e dalla quale è emerso un costo dei biglietti fino al 700 per cento in più rispetto alla bassa stagione, alle più rumorose come il Codacons, che ha denunciato prezzi più alti del 900 per cento: è il caso di un volo Palermo-Milano che costa 170 euro il 23 dicembre, due giorni prima di Natale, rispetto ai 17 euro dello stesso viaggio ma il 13 gennaio (a feste finite).
Ryanair e le altre low cost, che hanno permesso a milioni di italiani di viaggiare in aereo, trasformando in consumo di massa quello che era un privilegio per ricchi quando il mercato non era liberalizzato, vengono così descritte come l’avaro Scrooge o come il Grinch che vuole rubare il Natale.
Il problema di questa narrazione, e delle ricorrenti segnalazioni all’Antitrust, è che l’Autorità garante della Concorrenza e del mercato (Agcm) ha indagato per oltre tre anni sul cosiddetto “caro voli”, sotto la spinta anche delle autorità politiche locali e nazionali, e non ha trovato nulla di anomalo. Il primo procedimento istruttorio è partito il 20 dicembre 2022, su segnalazione delle associazioni dei consumatori e con denuncia a supporto della regione Sicilia, con l’obiettivo di accertare l’esistenza di un cartello messo in piedi dalle compagnie low cost EasyJet, Ita (all’epoca statale), Ryanair e WizzAir. Dopo un anno di ispezioni fatte con la Guardia di Finanza e di approfondita indagine, l’Antitrust è arrivata alla conclusione che non esisteva alcun cartello: “Non sono stati formulati addebiti” perché dall’esame di tutta la documentazione non emergevano “elementi sufficienti a corroborare pienamente l’ipotesi... di una concertazione orientata alla fissazione dei prezzi e al contingentamento delle quantità, nel periodo delle festività natalizie del 2022”.
Ma non era finita così. L’Antitrust non aveva trovato alcuna evidenza di una condotta illecita, ma nel frattempo – prima che si concludesse l’indagine – nel 2023 era scoppiata la polemica sul “caro voli” nella sua versione estiva per i prezzi dei biglietti a ridosso di Ferragosto. In quel contesto, il ministro delle Imprese Adolfo Urso si scagliò contro le compagnie aeree, denunciando presunti abusi come la “profilazione” degli utenti e promettendo interventi durissimi per “sgominare l’algoritmo”: non si trattava di una semplice ed efficiente strategia di revenue management per definire in maniera efficiente e dinamica il prezzo dei biglietti in funzione della domanda, ma uno strumento diabolico che secondo il ministro consentiva di estrarre denaro dalle tasche dei consumatori. Pertanto Urso decise di inserire in un decreto addirittura un tetto al prezzo dei biglietti, con l’approvazione del presidente dell’Agcm Roberto Rustichelli, salvo stralciarlo dopo che la Commissione europea gli ha fatto notare – come peraltro avevano fatto le compagnie aeree: “Roba da Unione Sovietica”, disse il ceo di Ryanair – che il controllo dei prezzi è in aperta violazione del diritto dell’Unione europea. Il ministro decise allora, in accordo con l’Antitrust, di attribuire all’Authority ulteriori poteri di intervenire sul mercato anche in assenza di violazioni della concorrenza.
Così, ancor prima di chiudere il procedimento avviato nel 2022, l’Antitrust ne aprì un altro nel 2023: una “indagine conoscitiva” per approfondire “alcuni aspetti connessi alla natura degli algoritmi” al fine di valutare “le eventuali problematicità in termini concorrenziali”.
L’indagine conoscitiva è durata un altro anno, in cui sono stati analizzati oltre 23,5 milioni di prezzi di biglietti (altro che i 396 di Altroconsumo o i casi singoli del Codacons) venduti nel 2023 da e per la Sicilia e la Sardegna. E neppure in questo caso è stato trovato nulla di anomalo, ma solo tendenze naturali abbastanza ovvie e note a ogni consumatore: se si acquistano i biglietti in anticipo si risparmia, anche oltre il 50 per cento se si compra un mese prima rispetto a una settimana a ridosso della partenza; e i prezzi aumentano a ridosso di festività come Pasqua, Natale e Capodanno, oltre che nei fine settimana, nei ponti e nel periodo estivo di alta stagione. In generale, dall’indagine è emerso che nel corso del 2023 il prezzo medio di un volo da o per la Sicilia e la Sardegna è stato di 70 euro, in linea con quello registrato sulle altre tratte nazionali non insulari. Tra l’altro, la distribuzione per classi di prezzo è stata concentrata nelle fasce più basse: nell’anno il 40/50 per cento dei viaggiatori ha pagato meno di 50 euro a biglietto (quelli che hanno prenotato prima); l’80 per cento ha pagato meno di 100 euro e solo meno del 10 per cento ha pagato più di 150 euro.
Naturalmente, sia per le vacanze natalizie che a Ferragosto i prezzi sono più alti della media perché la domanda è più elevata. Il 23 dicembre, due giorni prima di Natale, secondo l’Antitrust è la data con il livello di prezzo medio più elevato dell’anno: 130 euro, nel caso dei voli per la Sicilia, ma con prezzi che possono superare i 200 euro se prenotati a ridosso della partenza. In ogni caso, il problema non è come si sostiene “l’algoritmo”, ovvero la discriminazione intertemporale, perché anzi durante le festività la dinamicità dei prezzi si riduce, nel senso che il risparmio per le prenotazioni anticipate – consistente – tende a essere minore rispetto a ciò che accade durante il resto dell’anno. Ma d’altronde, anche questo era facilmente intuibile: soprattutto le compagnie low cost, come strategia di business, usano i prezzi dinamici per poter avere sempre un tasso di riempimento elevato (load factor), ed è pertanto naturale che i prezzi tendano a essere più elevati e meno dinamici nei periodi festivi quando ci si attende una domanda molto elevata.
Insomma, nonostante la convinzione del governo e lo sforzo dell’Antitrust, dopo oltre due anni di indagine e due diverse istruttorie, non è stata registrata alcuna anomalia o distorsione del mercato: “L'analisi non ha fatto emergere elementi di criticità concorrenziale”, ha ammesso qualche settimana fa in audizione l’Authority. Ma neppure questo è servito a dissuadere le associazioni dei consumatori dai tradizionali comunicati natalizi contro il funzionamento di un settore, quello del trasporto aereo, che dopo la liberalizzazione consente a milioni e milioni di italiani di spostarsi in tempi più rapidi e con costi molto più contenuti rispetto a decenni fa.