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La guida
Verba volant, Fornero Manent. Cosa cambia per le pensioni nel 2026 secondo l'ultima manovra
La legge di Bilancio non sarà conosciuta ai posteri come "la riforma delle pensioni”: tanti micro interventi tecnici, e l'aumento dell'età pensionabile resta. Una breve guida ai principali interventi del governo sul tema, tra Tfr, Quota 103 e Opzione Donna
La legge di Bilancio 2026 non sarà conosciuta ai posteri come "la riforma delle pensioni”, queste è poco ma sicuro. La manovra non tocca l’impianto della legge Fornero, non introduce nuove vie d’uscita generalizzate e non sterilizza il meccanismo che adegua requisiti ed età alla speranza di vita. Allo stesso tempo, molte delle misure “straordinarie” introdotte negli ultimi anni vengono ridotte o lasciate scadere. Insomma, nonostante le grandi promesse da parte delle varie forze di governo, nel 2026 non ci sarà nessuna rivoluzione copernicana all'interno sistema pensionistico.
In compenso il governo ha deciso di introdurre strumenti più prudenti: proroga per alcune platee fragili, incentivi per chi può restare al lavoro qualche mese in più, e il conferimento del Tfr automatico attraverso una decisione sulla previdenza complementare. Il risultato? Una miriade di norme tecniche e una scelta, politica, ben chiara: "Verba volant, Fornero manent".
Uscite anticipate: Quota 103 e Opzione Donna fuori
Quota 103 e Opzione Donna non trovano spazio come proroga 2026. Nel racconto politico erano l’antitesi della Fornero, ma alla fine, nel testo, sono sparite dalla lista delle misure rinnovate. Chi matura i requisiti entro il 2025 resta nel perimetro delle vecchie finestre e discipline, ma dal 1° gennaio 2026 il canale non è più aperto per nuovi ingressi.
Ape sociale prorogata, ma resta una misura a platea selezionata
Con la nuova Finanziaria l’Ape sociale viene estesa fino al 31 dicembre 2026 per chi ha i requisiti previsti (disoccupati, caregiver, invalidi, mansioni gravose, etc.). Nel 2026 l’età richiesta resta fissata a 63 anni e 5 mesi, con un assegno ponte entro un tetto e con limiti di cumulabilità con i redditi da lavoro (con delle piccole eccezioni).
Speranza di vita: l’aumento dell'età pensionabile resta
Uno dei punti cruciali, sia dal punto di vista economico che politico della manovra, è la conferma del meccanismo di ’adeguamento automatico dell'età pensionabile all'aspettativa di vita. Un meccanismo considerato essenziale anche dalle stime della Ragioneria dello stato (Rgs) del Mef per far sì che la spesa per il sistema pensionistico sia sostenibile nel medio-lungo periodo. Il prossimo incremento dei requisiti scatterà dal 2027 (+1 mese) poi +2 mesi dal 1° gennaio 2028 (in totale +3 mesi, ossia la totale piena applicazione).
L’incremento legato alla speranza di vita, però, non si applicherà a chi svolge attività gravose o usuranti nei termini previsti. Inoltre, la manovra inserisce anche il 2027 tra le annualità “sterilizzate” per queste categorie. C’è però una condizione che non deve passare inosservata: l’esclusione opera a patto che, al momento del pensionamento, il lavoratore non stia già beneficiando dell’Ape sociale.
L'incentivo al posticipo del pensionamento: restare al lavoro diventa (un po’) più conveniente
Viene prorogato per il 2026 l’incentivo a rinviare l’uscita (Bonus Maroni): chi ha già maturato il requisito per la pensione anticipata (o rientra nella disciplina transitoria collegata a Quota 103) può chiedere che la propria quota di contribuzione venga trasformata in busta paga, rinunciando all’accredito contributivo relativo - con effetti anche sulla quota datoriale. È una leva di breve periodo che spinge a restare in servizio (proprio come con la legge Fornero), e che dunque riduce le uscite e la spesa immediata per il sistema pensioni.
Lavoratori “precoci” (Quota 41): non cambia la regola, ma diminuiscono le risorse
Qui non c'è stata una vera e propria riscrittura dei requisiti, ma un taglio al limite di spesa futuro. La manovra riduce le risorse destinate al canale dei precoci a partire dal 2027 con un profilo crescente negli anni successivi. Sulla carta la porta resta ma nella pratica, se le domande superano i tetti limite, si crea il rischio che di creare attese e differimenti.
Maggiorazioni sociali: l’aumento “vero” del 2026 è per chi è già al minimo (e ha i requisiti "di disagio")
Dal 2026 l’incremento delle maggiorazioni sociali per i pensionati in condizioni di disagio viene messo a regime. L’aumento mensile passa da 8 a 20 euro e cambia anche il meccanismo del limite reddituale oltre il quale l’incremento non spetta più (da 104 a 260 euro annui). È una misura mirata che non alza tutte le pensioni basse, ma introduce un’integrazione per chi rientra in soglie e condizioni precise (che riguarda pensionati con trattamenti al minimo e redditi sotto circa 11.000 euro annui).
Pensioni contributive (67 e 64 anni): stop al “ponte” con la rendita integrativa per superare la soglia
Uno dei passaggi più tecnici e più sostanziali è l'abrogazione della norma che avrebbe consentito di sommare, ai fini del raggiungimento dell’importo-soglia richiesto, anche il valore teorico di una o più rendite da previdenza complementare. Per alcune pensioni calcolate interamente col contributivo, non si potrà più fare la somma con il fondo pensione per arrivare alla soglia legata all’assegno sociale.
È una stretta che colpisce soprattutto i percorsi discontinui e chi sperava di usare l’integrativa come "chiave d’accesso", e non solo come integrazione di reddito.
Tfs/Tfr dei dipendenti pubblici: la buonuscita segue l’età “teorica” (e il primo pagamento accorcia dal 2027)
Per il pubblico impiego la manovra interviene sui tempi per la consegna della liquidazione: il termine dilatorio non decorre più dal collocamento a riposo, ma dal momento in cui il dipendente avrebbe maturato il diritto alla pensione secondo i requisiti vigenti (incluso l’incremento di tre mesi). In più, nei casi di cessazione per limiti di età o servizio il termine si riduce da 12 a 9 mesi dal 2027, con “neutralizzazione” a regime (dal 2028) dell’effetto dei tre mesi sull’attesa della buonuscita.
Sempre rispetto al Tfr, cambia il criterio per individuare i datori privati tenuti al versamento al Fondo Inps, con una disciplina specifica per il biennio 2026-2027.
Tfr e adesione “automatica” ai fondi: il silenzio-assenso accelera (dal 1° luglio 2026)
Dal 1° luglio 2026 si accorcia il tempo del silenzio-assenso: da sei mesi a 60 giorni, e l’iscrizione/versamenti decorrono dalla data di assunzione. Insieme al Tfr possono scattare anche i contributi previsti dal contratto, con eccezione esplicita per il caso di retribuzione annua lorda inferiore al valore dell’assegno sociale. E il meccanismo viene esteso anche ad alcune casistiche di “non prima assunzione” se il lavoratore aveva già una posizione di previdenza complementare.
Fondi pensione: investimenti più larghi (infrastrutture e mercati non solo regolamentati)
La manovra amplia il perimetro investibile dei fondi pensione: via libera (entro limiti fissati da decreto) a strumenti legati a progetti infrastrutturali in una lista lunga – turistico, culturale, ambientale, idrico, trasporti, sanità, telecomunicazioni (anche digitali), energia – anche tramite cartolarizzazioni. Dunque, in parole semplici, la maggior parte del patrimonio resta da investire in strumenti scambiati su mercati regolamentati, ma la manovra consente di conteggiare anche strumenti trattati su piattaforme Mtf (sistemi multilaterali di negoziazione; piazze regolate ma non mercati regolamentati) con requisiti di trasparenza fissati dal Mef.
Perequazione 2026: l’aumento che arriva ma non è in manovra
Infine, a gennaio 2026 scatta anche la rivalutazione ordinaria legata all’inflazione (indicata dall’Inps come incremento provvisorio dell’1,4 per cento), con il trattamento minimo confermato e senza conguagli per il 2025. È il movimento “automatico” del sistema, distinto dalle norme della manovra: utile ricordarlo, perché spesso è l’unico aumento che molti vedranno davvero in busta pensione.