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Editoriali

L'esercizio provvisorio di Macron 

Redazione

La Francia approva la "loi spéciale" ed evita lo shutdown, ma il deficit (al 5,4 per cento, il più alto dell'Eurozona) e lo spread (ora superiore a quello italiano) corrono

 L’Assemblea nazionale francese ieri ha approvato la loi spéciale di quattro articoli per l’esercizio provvisorio e, in parallelo, un decreto di services votés per autorizzare lo stato a incassare le imposte e a spendere un dodicesimo del budget annuale del 2025 per non far spegnere la macchina pubblica.

La Francia è un paese che ama presentarsi come perno politico dell’Ue insieme alla Germania. Ma il voto sull’esercizio provvisorio non è altro che il segnale della lunga crisi politica che impedisce la ricerca di un compromesso credibile. Il testo è passato all’unanimità non perché tutte le forze politiche siano d’accordo, ma perché nessuna vuole lo shutdown.

Ora che il Bilancio è messo in cassaforte per un mese, si tornerà a inseguire una manovra per il 2026. Ma tutto il resto, per il momento, resta in sospeso: investimenti, nuove misure, l’aumento della spesa per la difesa, e anche la “tassa Zucman” sui più ricchi. Intanto il deficit corre al 5,4 per cento del pil (il più alto dell’Eurozona) e i rendimenti dei titoli di stato (Oat) restano attorno al 3,6 per cento, con lo spread spread  che viaggia attorno ai 72 punti, superando quello italiano (circa 67 punti). Un altro segnale difficile da immaginare fino a qualche tempo fa:  il mercato chiede più “premio di rischio” a Parigi che a Roma.

Esisterebbe una scorciatoia, ma è la stessa che ha già fatto cadere tre governi negli ultimi due anni: l’art. 49 comma 3 della Costituzione permette al governo di far adottare un disegno di legge senza voto, ma esponendo il debole governo di Sébastien Lecornu a una mozione di sfiducia.

L’esercizio provvisorio non è più una pratica eccezionale in Europa, ma una nuova forma di governare sopravvivendo. In Spagna il governo Sánchez è al terzo anno consecutivo senza presentare il Presupuesto: l’ultima legge di Bilancio è quella del 2023, nella legislatura precedente. In confronto l’Italia, con gli emendamenti ritirati di notte e il maxiemendamento del governo approvato in extremis, senza un vero dibattito parlamentare sulla manovra, sembra quasi un paese normale.

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