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a francoforte
La Bce tra tassi fermi e clima da fine mandato
Con l’inflazione domata e i falchi di nuovo in agguato, la presidente della Banca centrale europea usa l’ultima conferenza dell’anno per marcare confini, rivendicare successi e preparare il terreno al dopo-2027
Se la riunione di dicembre della Bce non ha riservato grandi sorprese, tassi invariati come da pronostici e previsioni più favorevoli per la crescita dell’Eurozona attesi dalla maggior parte degli osservatori economici, la presidente Christine Lagarde ha dato ampio spazio in conferenza stampa a temi di carattere più generale sui quali è stata stimolata, compresa la sua successione, sul quale ha risposto anche con una punta di ironia. “Dà soddisfazione sapere che molte persone vogliono il mio lavoro, è un gran lavoro”, ha detto Lagarde confermando la candidatura dell’economista tedesca, Isabel Schnabel, ma aggiungendo che ci sono molti altri ottimi nomi e di non averne uno “favorito”. In questa fase, Lagarde sta sfoderando un certo bon ton politico e mostrando sicurezza quando è chiamata a dare risposte su fronti anche molto delicati come l’Ucraina. Si è detta fiduciosa che i leader europei riusciranno a trovare un accordo che permetta di fornire sostegno a Kiev ma è stata ferma nel ribadire che la Bce non può essere a favore di una soluzione che possa comportare un “rischio di finanziamento monetario di uno stato” perché questo è espressamente vietato dai trattati. Chiusa la discussione. E sull’euro digitale, Lagarde si è mostrata distaccata ma sapendo bene che se il Consiglio europeo ha trovato un accordo sulla proposta della Commissione europea, questo, implicitamente, rappresenta un successo anche per la Bce, la vera ispiratrice del progetto. L’euro digitale potrebbe arrivare tra il 2028 e il 2029 con il risultato che sarà ricordato come figlio dall’era Lagarde. Insomma, è stata una conferenza stampa insolita quella di ieri, l’incarico di Lagarde scade nel 2027 ma si avverte già oggi quel clima di bilancio da fine mandato. Sicuramente, l’avere sconfitto l’inflazione consente alla Bce di stare in quella “posizione favorevole” che le consentirà (a differenza della Fed) ampia flessibilità nella politica monetaria nel 2026. I tassi resteranno fermi ancora per un po’, ma con i “falchi” tornati in agguato.