editoriali
Retromarcia sull'auto elettrica. La revisione del bando al 2035 mostra il fallimento di un approccio dirigista
La Commissione von der Leyen corregge la transizione dell’auto imposta per legge, in barba al mercato. Dopo le pressioni di Germania e Italia, saltano le emissioni zero totali. Il mercato elettrico non decolla, infrastrutture carenti e industria in affanno impongono un cambio di rotta
Tanto tuonò che, almeno un po’, piovve. La seconda Commissione von der Leyen rinnega, o almeno corregge, l’operato precedente e, finalmente, cancella il cosiddetto e bando alle autovetture endotermiche, che a norme correnti (regolamento 2023/851) non avrebbero potuto più essere vendute dal 2035. Non potevano non avere effetto le forti spinte della Germania, delle case automobilistiche (non solo tedesche) e dell’Italia, accompagnata da Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Bulgaria. I prodromi della non piccola correzione di rotta, potevano vedersi già a settembre nella conferenza stampa in cui Mario Draghi ha fatto il punto sull’attuazione del suo rapporto sulla competitività. È stato chiarito che non esisteva il circolo virtuoso che la scadenza del 2035 avrebbe dovuto innescare: le industrie adiacenti (batterie, semiconduttori) non si sono sviluppate, l’infrastruttura di ricarica è lontana dall’essere vagamente adeguata e, per l’appunto, il mercato di auto e furgoni elettrici è sì cresciuto, ma non come troppo generosamente previsto. Si è così deciso che le emissioni allo scarico delle auto nuove tra dieci anni dovranno essere ridotte del 90 per cento e non più del 100 per cento (di fatto solo auto elettriche). La revisione consentirà all’industria automobilistica di continuare a vendere un certo numero autoveicoli endotermici puri, oltre a ibridi plug-in e “range extender” a patto di compensare le emissioni a monte o utilizzando crediti dati dall’uso di acciaio green e made in Europe o con l’uso di carburanti sintetici e biocarburanti (mai considerati finora). L’obiettivo di riduzione emissioni (da leggersi anche come quota obbligatoria di auto elettriche) al 2030 andrà abbassato dal 50 al 40 per cento. Si parla di flessibilità, ma la verità è che la transizione imposta per legge, in barba al mercato, non può funzionare.