(foto Ansa)

Balle tra piazza e talk show

Perché il cavallo di battaglia di Landini è frutto di una bugia

Luciano Capone

Banca d’Italia, Bce, Upb, Inps spiegano perché i conti della Cgil sul fiscal drag sono tutti sballati. Nella migliore delle ipotesi nel sindacato non sanno fare i conti, nella peggiore il segretario generale è un bugiardo consapevole e seriale

“Balle! Sono balle!”, dice con un tono un po’ alterato Maurizio Landini che si trova in una situazione per lui inusuale: un giornalista che contesta le sue false affermazioni con dati alla mano. Il tema è la restituzione del fiscal drag, cavallo di battaglia da un annetto del leader della Cgil e punto centrale dello sciopero generale di ieri. Per il sindacalista è pari a 25 miliardi di extratasse, dovute al drenaggio fiscale durante gli anni di alta inflazione, che il governo si è preso dai lavoratori. Il giornalista, Giorgio Zanchini di Radio anch’io, fa notare a Landini che però, secondo la Banca d’Italia, questi 25 miliardi di drenaggio fiscale il governo Meloni li ha restituiti a lavoratori e pensionati attraverso le varie riforme fiscali, dal taglio delle aliquote Irpef alla decontribuzione. “Sono balle!”, dice Landini con sprezzo della verità. 

E’ un déjà-vu . Un paio di mesi fa, è accaduta una scena analoga. Mentre ripeteva il solito mantra sul fiscal drag sottratto ai lavoratori, l’intervistatore – allora era Simone Spetia su Radio 24 – gli ha replicato che secondo uno studio della Banca centrale europea in Italia il fiscal drag è stato più che compensato: i lavoratori hanno cioè ricevuto in busta paga, attraverso vari interventi fiscali, più di quanto gli è stato sottratto attraverso il drenaggio fiscale. “Questa è una bugia – fu la risposta di Landini –. Non è vero, conti alla mano siamo pronti a fare qualsiasi discussione”.

La ripetizione di questa scenetta dimostra due cose. La prima è che le interviste vere, ormai, si fanno in radio. Nei talk-show, dove Landini – e come lui tanti altri esponenti politici – viene intervistato sempre senza contraddittorio (al limite affiancato da qualcuno che gli dà ragione) c’è più intrattenimento che informazione. La seconda è che il leader della Cgil, che accusa la Banca d’Italia e la Bce di diffondere menzogne, nella migliore delle ipotesi non sa fare i conti. Nella peggiore è un bugiardo consapevole e seriale. Perché ormai sulla questione del fiscal drag è disponibile una mole di dati e studi, di fonti autorevoli e indipendenti, che vanno tutti nella medesima direzione.

Il primo studio, come detto, è della Bce e la conclusione è chiara: “Il fiscal drag in Italia è stato più che pienamente compensato – dice l’analisi dell’Eurotower – principalmente grazie alle ingenti risorse destinate agli interventi sui contributi previdenziali (la decontribuzione, ndr)”. Il fiscal drag, quel meccanismo che in presenza di inflazione e di un sistema tributario con aliquote progressive fa aumentare il prelievo fiscale in assenza di un aumento dei redditi reali, dopo lo choc inflazionistico degli anni passati è stato un fenomeno europeo. E pertanto la Bce si è chiesta cos’è successo nel working paper dal titolo “Fiscal drag in theory and in practice: a European perspective”, che ha coinvolto pressoché tutte le banche centrali nazionali, facendo un’analisi comparata su come una ventina di paesi europei hanno affrontato il fenomeno tra il 2019 e il 2023. In Italia, come detto, il fiscal drag è stato in quel periodo di quasi 20 miliardi ed è stato più che restituito dal governo Meloni (anche, in misura più contenuta, dal governo Draghi).

E’ la stessa conclusione a cui è giunta la Banca d’Italia, in uno studio che copre anche gli anni successivi: “Si può stimare che gli interventi disposti nel periodo 2022-25 abbiano più che compensato, nel complesso, l’impatto negativo esercitato sui redditi delle famiglie dal drenaggio fiscale e dall’erosione dei trasferimenti”, ha detto un mese fa in audizione sulla manovra il dirigente di Bankitalia Fabrizio Balassone, aggiungendo che i benefici sono stati maggiori per i redditi medio-bassi (“i primi quattro quinti della distribuzione del reddito”). Identici risultati sono stati trovati dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) analizzando gli interventi fiscali dal 2021 al 2026: i tagli di tasse hanno più che compensato il fiscal drag “prevalentemente nelle fasce di reddito basse e medie”, dice il rapporto presentato in audizione al Parlamento.

Allo stesso modo la pensa l’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica: “Nonostante le stime prodotte differiscano – scrive l’economista Giampaolo Galli – si può affermare che per i lavoratori dipendenti e i pensionati, le misure 2020-2024 lo hanno in media sterilizzato [il fiscal drag], spesso sovracompensando sui redditi sotto i 35 mila euro”. Ulteriore conferma arriva dall’Inps, che nell’ultimo rapporto annuale mostra come le retribuzioni nette, grazie agli interventi fiscali, siano aumentate molto di più di quelle lorde: circa il doppio per i redditi medio-bassi.


Per Landini sono tutti bugiardi: Banca d’Italia, Bce, Upb, Inps e Osservatorio Cpi. Si è trasformato nel protagonista della barzelletta che sente dire alla radio che c’è un pazzo che guida contromano in autostrada e, mentre schiva tutte le auto che sfrecciano verso di lui, dice: “Uno solo?! Saranno duecento!”. La parte poco divertente della barzelletta è che, nella realtà, il tipo che va contromano guida il principale sindacato del paese.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali