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le riserve di bankitalia
Le mosse sull'oro di Meloni & Co. sono un assist all'agenda anti europea di Trump
L’emendamento che proclama la proprietà “popolare” dell’oro e delle riserve di via Nazionale ignora i vincoli dei Trattati. Una mossa politica che mina l’indipendenza delle banche centrali e che rischia di trasformarsi in un boomerang
Sulle riserve della Banca d’Italia è in atto un braccio di ferro tra la maggioranza parlamentare supportata in pieno dal governo e dal Mef, e la Banca centrale europea. A molti è sembrata all’inizio un’iniziativa parlamentare di Fratelli d’Italia per sparigliare contro Salvini su un tema caro all’ala leghista più ostile alla Ue e all’Euroarea. Ma si è rapidamente capito che non è così. Era scontato che risollevare il tema delle riserve avrebbe ottenuto lo stesso no già espresso anni fa dall’allora presidente della Bce Mario Draghi: i Trattati europei parlano chiaro e nessuna iniziativa dei governi su pertinenze del Sistema europeo delle banche centrali (Sebc) è ammissibile senza autorizzazione della Bce. Quando il no della Bce è stato ribadito, il Mef non ha fatto cadere l’emendamento, lo ha riformulato dando piena prova dell’appoggio governativo.
E puntualmente la Bce ha ridetto no. L’argomentazione dei firmatari dell’emendamento e del Mef è che detenzione e gestione delle riserve resteranno alla Banca d’Italia, ma la proprietà delle riserve deve essere sancita per legge come appartenente al popolo italiano, e questo non sarebbe in contrasto con Trattato Ue e Statuto Bce, quindi la Banca centrale deve accettarla. L’argomentazione è sofistica. Le riserve di una banca centrale, siano auree o liquide in valute straniere o derivanti dalla riserva obbligatoria bancaria, sono armi di ultima istanza. Non sono strumenti ordinari della politica monetaria, come i tassi d’interesse, quelli di remunerazione delle riserve obbligatorie bancarie, o gli acquisti di titoli pubblici o privati (il Quantitative easing cui si è fatto massiccio ricorso nel Covid, e che sta gradualmente rientrando). Le riserve sono a disposizione della Banca centrale come strumento straordinario, cui far ricorso in caso di crisi sistemiche esogene o endogene, per sostenere il merito di credito quando si rischia di perderlo o per difendere la valuta in precipizio sui mercati. Come fece Bankitalia negli anni Settanta e Ottanta, usandole come collaterale per prestiti straordinari concessi all’Italia da Washington, dall’Fmi e dalla Bundesbank. Prestiti senza i quali l’Italia sarebbe stata travolta. Insistere oggi sull’emendamento “l’oro della Banca d’Italia è degli italiani” significa invece che, in caso di crisi dell’Eurosistema, tali da dover mettere mano alle riserve, Banca d’Italia e Bce dovrebbero chiedere l’autorizzazione al governo italiano pro tempore, visto che sarebbe lui a esercitare il diritto proprietario attribuito nominalmente agli italiani. Una lesione patente dell’autonomia e indipendenza di Banca d’Italia e Bce.
Perché allora il governo italiano insiste? E proprio mentre Ue ed Euroarea sono attaccati a tenaglia da Trump e Putin? L’unica risposta possibile è che faccia eco a quell’“appello alla resistenza contro gli indirizzi europei” lanciato dalla National Security Strategy della Casa Bianca. Ed è incredibile come i media italiani continuino a riservare a questa vicenda un atteggiamento indifferente, come fosse uno dei tanti emendamenti alla legge di Bilancio. Intendiamoci: in quasi tutto il mondo avanzato l’indipendenza delle banche centrati e delle autorità di regolazione è sotto attacco, in primis negli Usa. Ma altrove gli attacchi della politica sono forti in presenza di statuti della Banca centrale come quello della Fed, che vincola il suo mandato non solo alla difesa contro l’inflazione ma anche al tasso di occupazione e al ciclo congiunturale delle attività economiche. Obiettivi che la politica vede come invasioni nelle politiche fiscali e distributive. Ma lo Statuto della Bce è diverso. Thomas Sargent ci ha insegnato che la crisi da iperinflazione della Repubblica di Weimar che sfociò nel nazismo è stato il virtuoso motivo che spinse l’Euroarea a uno Statuto della Bce indipendente in cui la lotta alle fiammate inflazionistiche prevale su tutti gli altri obiettivi. L’emendamento sulle riserve di via Nazionale lancia un segnale a tutti gli euroscettici ed è un’intenzionale botta in testa all’Euroarea, coerente alla mancata ratifica del Mes. E’ una scelta gravida di rischi per l’Italia, perché il nostro debito pubblico ci espone a una crisi potenzialmente severissima, in caso di frattura dell’Euroarea.