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L'evento

Il cantiere dell'euro digitale è ancora aperto

Davide Mattone

Venerdì al Maxxi di Roma la vice dg di Bankitalia Scotti difende il progetto della moneta unica digitale e ne conferma la tempistica: pilota nel 2027, nei portafogli e sugli smartphone non prima del 2029. Ora, per definirne il vero perimetro, la palla passa al Consiglio e all'Europarlamento

Nel tardo pomeriggio di venerdì 5 dicembre la Banca d’Italia è stata ospite del museo Maxxi di Roma per un incontro dal titolo “Dall’oro al digitale” – un accostamento curioso nel clima di tensione a seguito all’emendamento di FdI sull’oro detenuto da Via Nazionale e al parere della Bce (richiesto dal ministero dell’Economia) che di fatto lo ha bocciato.

Ospite principale dell’evento è stata Chiara Scotti, vice direttrice generale della Banca d’Italia, che si è soffermata sul percorso legislativo dell’euro digitale: “Il Parlamento europeo e il Consiglio stanno discutendo il regolamento e il quadro legislativo che definirà chi potrà usare l’euro digitale e come sarà distribuito”. Scotti ha ricordato che i co-legislatori europei sono chiamati a decidere, tra l’altro, se (e in caso, come) consentire anche ai non residenti nell’area euro di utilizzare l’euro digitale e se introdurre limiti di detenzione, per evitare un deflusso eccessivo dai depositi bancari privati.

Quanto alle tempistiche, la vice direttrice generale ha sottolineato che “l’effettiva disponibilità dell’euro digitale nei portafogli virtuali dei cittadini è prevista realisticamente non prima del 2029, con una fase pilota già programmata per il 2027”.

A Bruxelles, il dossier è al momento anche nelle mani del relatore della commissione Econ (Affari economici) del Parlamento europeo, lo spagnolo Fernando Navarrete (Ppe). Nel suo paper pubblicato in estate dal titolo “Do we really need the digital euro? A solution to what problem exactly?” ("Abbiamo davvero bisogno dell'euro digitale? Una soluzione per quale problema, esattamente?", ndr) e nella bozza di relazione presentata in commissione Econ, Navarrete ha messo in dubbio l’opportunità stessa del progetto, sostenendo l’iniziativa rischia di sovrapporsi ai servizi di pagamento privati senza offrire un chiaro valore aggiunto.  Il relatore critica in particolare l’idea di un'infrastruttura pubblica che potrebbe creare un “ecosistema di pagamenti parallelo”, il quale ostacolerebbe lo sviluppo di soluzioni paneuropee guidate dal settore privato.  

Diciamo una visione opposta alla Bce e all'Eurosistema. Infatti, già l'adivser al progetto dell'Eurotower aveva spiegato al Foglio che l’euro digitale sarebbe, oltre a un mezzo di pagamento, anche una piattaforma standardizzata a livello europeo, su cui i diversi sistemi di pagamento potranno competere con molta più facilità. Di fatto, accellerando l'innovazione. Infine, Scotti ha rimarcato che l’euro digitale non è un sostituto delle stablecoin (l'opzione sponsorizzata da Trump rispetto alle valute digitali), quanto piuttosto una scelta nella direzione della resilienza strategica. E che dunque non pone i due strumenti in diretta concorrenza tra loro.

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