Foto ANSA
tutte le modifiche
Ecco tutti gli ambiti del Green deal su cui Bruxelles ha allentato la presa
Dalle caldaie a gas alla rendicontazione, dalla deforestazione all’ecodesign: uno dopo l’altro, i pilastri delle politiche ambientali europee vengono rivisti per dare sollievo all'industria. Ora l'automotive attende il 10 dicembre, quando Bruxelles potrebbe correggere anche il divieto dei motori a combustione dal 2035
Gli occhi dell'industria europea sono puntati al 10 dicembre. È il giorno in cui la Commissione europea dovrebbe intervenire sul regolamento sulle emissioni inquinanti degli autoveicoli e non si esclude una revisione dello stop ai motori a combustione previsto per il 2035. Se lo è augurato anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che in una lettera alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, l'ha esortata ad abbandonare il divieto e consentire la produzione di veicoli ibridi oltre la scadenza, raccogliendo il plauso dell’ad di Stellantis Antonio Filosa. Non a caso, da tempo il settore dell’automotive indirizza lamentele e allarmi verso Bruxelles e il suo Green deal. Questa volta i tempi potrebbero essere più maturi, visto che negli ultimi mesi le maglie del pacchetto normativo – approvato la scorsa legislatura per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 – non hanno fatto che allargarsi.
Prima di tutto, la burocrazia. Verso metà novembre il Parlamento europeo ha approvato la posizione sul pacchetto Omnibus, proposta legislativa che punta a semplificare alcune delle norme più impegnative per imprese e amministrazioni europee, in particolare quelle legate alla rendicontazione di sostenibilità e alla due diligence nelle filiere globali. In sostanza, gli obiettivi climatici del 2050 rimangono, ma con obblighi ridotti e solamente per le grandi società.
Sempre all’insegna di una maggiore gradualità, qualche settimana dopo Strasburgo ha deciso di dare alle imprese molto più tempo per adattarsi alle nuove norme europee contro la deforestazione, introdotte nel 2023 a tutela della biodiversità. I grandi operatori e commercianti dovranno rispettare gli obblighi del regolamento dal 30 dicembre 2026, mentre per le micro e piccole imprese il termine slitta al 30 giugno 2027. In questa sede, il Parlamento ha anche chiesto una revisione della normativa stessa entro il prossimo aprile per valutare l’impatto della legge e dei suoi oneri amministrativi.
Anche i target ambientali da raggiungere hanno subìto qualche dietrofront. Il Consiglio europeo ha infatti accordato maggiore flessibilità per la riduzione entro il 2040 delle emissioni nette di gas a effetto serra del 90 per cento (rispetto ai livelli del 1990). Il traguardo rimane rigido e vincolante, ma per raggiungerlo le imprese potranno utilizzare crediti di carbonio internazionali fino al 5 per cento delle emissioni nette. Vale a dire certificati, corrispondenti a una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita, acquistati da aziende e istituzioni per contribuire economicamente alla realizzazione di progetti di tutela ambientale in grado di compensare le emissioni da loro prodotte. L’obiettivo ultimo è permettere il conseguimento dei traguardi in modo più semplice ed efficiente, ma senza compromettere la competitività.
Sullo stesso solco si pone l'idea di valutare una correzione del regolamento ecodesign. Il vecchio testo - sempre del 2023 - imponeva la messa al bando delle caldaie a gas a partire dal 2029, nell’ambito di un nuovo quadro di requisiti di progettazione ecocompatibile da rispettare per i prodotti. Quello nuovo ne riammette la produzione e la commercializzazione, riallargando le maglie dei rigidi parametri imposti dalla versione precedente. Così facendo, Bruxelles ha raccolto le istanze della filiera termoidraulica, che solo in Italia sfiora il milione di unità vendute ogni anno. Si auspica lo stesso riavvicinamento anche il settore dell’automotive europeo, che dopo mesi di lettere a Bruxelles, tavoli tecnici, maxi licenziamenti e vendite in calo, attende con il fiato sospeso che la Commissione annunci un Green deal più morbido e graduale anche sui trasporti.