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aziende in difficoltà

L'affondo di Confindustria al governo sull'energia: "Manca il coraggio. Preoccupati per le nostre imprese"

“La premier aveva promesso un’azione molto forte sul tema energetico, ma ciò non è ancora avvenuto", dice il delegato per l'energia degli industriali. "Manca il senso di urgenza. Un intervento non è più rinviabile"

“Siamo preoccupati perché assistiamo a una sorta di degrado del sistema industriale italiano e siamo preoccupati per il calo continuo della produzione connesso alla riduzione dei consumi energetici”. A parlare è Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’energia, che in un'intervista al quotidiano della stessa organizzazione degli imprenditori, il Sole 24 Ore, lamenta in chiaro l'indifferenza con cui Palazzo Chigi starebbe affrontando il dossier imprese: "Avevamo chiesto un intervento deciso del governo dal punto di vista energetico, ma non vediamo né il senso di urgenza né il coraggio di affrontare una manovra strutturale”. Secondo Regina, un intervento sull’energia non è più rinviabile. Nel maggio scorso, proprio di fronte agli imprenditori, "la premier Giorgia Meloni aveva promesso un’azione molto forte sul tema energetico, ma ciò non è ancora avvenuto", ha attaccato Regina.

Dall'automotive all'Ilva, le difficoltà del governo sulle politiche industriali sono tangibili. Quello dell'energia, però, è fra i tasti più dolenti per le nostre aziende. “In base alla nostra analisi nel primo semestre 2025 mediamente le imprese italiane hanno pagato un costo di 278 euro per MWh contro una media europea di 216 euro per MWh – sottolinea Regina – Si tratta di un differenziale del 30 per cento che non cambia se si guarda all’asticella dei nostri concorrenti diretti: 241 euro per MWh in Germania, 183 euro per MWh in Francia e 171 euro per MWh in Spagna". La questione si fa ancora più seria quando si parla di piccole e medie imprese, ovvero la maggioranza del tessuto imprenditoriale nostrano. Come abbiamo sottolineato qui, l’80 per cento delle nostre imprese manifatturiere ha meno di nove dipendenti, e sono proprio queste a pagare di più l’energia elettrica. “I conti non tornano. Se vogliamo mantenere competitivo il nostro sistema produttivo - diceva in un appello sul Foglio il presidente di Confartigianato Marco Granelli – è necessario ristabilire equilibrio ed equità nel costo dell’energia pagato dalle imprese”.

 

       

 

Il confronto con gli altri paesi parla da sè. “Tra gennaio e ottobre, si è registrato un prezzo medio nel nostro paese di 116 euro per MWh, mentre in Germania ci si è fermati a 87 euro per MWh, in Spagna a 65 euro per MWh e in Francia a 61 euro", ha evidenziato il numero uno per l'energia di Confindustria, snocciolando pacchetti di proposte per mitigare questo gap. Si va da un disaccoppiamento energetico di fatto all'accelerazione della produzione di gas nazionale.

All'esecutivo si chiede anche di sospendere il costo della CO2 sulla produzione termoelettrica. “Crediamo che il governo sia politicamente pronto a sostenere questa posizione. È il momento di fare un’azione forte su questo tema", sostiene Regina, continuando a evidenziare una mancanza di coraggio e di senso di urgenza da parte di Chigi. Le industrie, almeno loro, affermano di essere pronte a trovare un'intesa: “Ma ora vogliamo certezze sul percorso e sulla visione di politica energetica che il paese intende darsi”, conclude il confindustriale. 

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