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la realtà dei fatti

No, il Superbonus non ha regalato un grande risparmio energetico. Soprattutto a fronte del suo costo

Luciano Capone e Carlo Stagnaro

Il Fatto quotidiano ha quantificato il risparmio energetico in 1 miliardo di euro l’anno, che rispetto ai 229 miliardi spesi in bonus edilizi non appare un grande risultato di efficienza. Se i benefici del Superbonus sono esigui, incerti e per pochi, i costi, invece, sono enormi, e per tutti gli altri

Il rapporto sull’efficienza energetica dell’Enea riapre il dibattito sul Superbonus: ha prodotto grandi risparmi di energia, si dice. Secondo l’Enea si tratta di 2,9 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) nel 2024, di cui 1,3 per il solo Superbonus e il resto per Ecobonus, Bonus casa e Bonus facciate: pari a oltre la metà dei risparmi conseguiti complessivamente anche con altre politiche (4,5 Mtep), a loro volta equivalenti al 90 per cento del valore atteso (5,0 Mtep) per il 2024. L’obiettivo al 2030 è circa il doppio. Tuttavia, scrive l’Enea, “le modifiche dell’impianto normativo hanno ormai notevolmente ridotto l’apporto dei risparmi del SuperEcobonus (0,127 Mtep da progetti relativi all’anno 2024)”.

L’Enea fa il suo lavoro, cioè monitora l’andamento degli investimenti nell’efficienza energetica e, in particolare, fornisce dati relativamente dettagliati sugli effetti delle politiche pubbliche. Tuttavia, nel presentare i fatti pecca di zelo, perché compie una duplice sovrastima dei risparmi effettivamente conseguiti. In primo luogo, la stima è puramente parametrica: non deriva da alcuna analisi dei comportamenti effettivamente messi in atto da coloro che hanno riqualificato dal punto di vista energetico le loro abitazioni o dei rispettivi consumi, né tiene conto degli andamenti climatici che influenzano il fabbisogno di riscaldamento o raffrescamento. Questo può comportare un eccesso: da un lato, non considera il cosiddetto “paradosso di Jevons”, cioè il fatto che una parte della maggiore efficienza energetica potrebbe essere compensata da una variazione delle temperature desiderate (“visto che scaldarmi costa meno, alzo il termostato da 20 a 22 gradi”). Dall’altro, e più rilevante, purtroppo non conosciamo – perché questo tipo di rilevazione non è mai stata effettuata – la ripartizione tra prime e seconde case. Se un contribuente ha utilizzato il Superbonus per ristrutturare un immobile usato solo poche settimane all’anno per le vacanze, la riduzione dei consumi può essere la medesima in proporzione, ma in valore assoluto l’effetto è molto ridotto e non è detto che il gioco valga la candela, neppure dal punto di vista strettamente energetico. Secondariamente, l’Enea assume che tutti i lavori che hanno beneficiato del Superbonus siano stati causati dalla disponibilità del credito di imposta: in molti casi questo è certamente vero, ma non in tutti. Per esempio, vari studi suggeriscono che l’effettiva addizionalità potrebbe collocarsi tra la metà e i tre quarti: questo vuol dire che, cautelativamente, almeno il 25 per cento del risparmio energetico non va attribuito al Superbonus.

Come se non bastassero i limiti dell’analisi, ci sono anche gli errori nelle interpretazioni che altri ne fanno. Per esempio, in molti hanno puntato il dito contro la sospensione del Superbonus e la drastica riduzione delle aliquote incentivanti: per fare un’analisi completa occorre considerare non solo i benefici (veri o presunti), ma anche i costi. Per la sola parte di efficienza energetica, la stessa Enea ci comunica che il costo è di circa 129 miliardi di euro. Il primo a rilevare l’incongruenza è stato Giuseppe Zollino, responsabile Energia di Azione, sul social X: sulla base di alcune semplici assunzioni sul prezzo del riscaldamento e sulla vita delle opere, “facendo i conti con tasso di sconto del 3 per cento, i risparmi cumulati a vita intera ammontano a circa 18 miliardi di euro. Poco più di un decimo della montagna di soldi spesa”. Questo corrisponde a una spesa per l’abbattimento della CO2 che può andare da alcune centinaia di euro a oltre mille euro a tonnellata, contro un costo medio sul mercato Ets nel range 70-80 euro.

La situazione reale è ancora peggio: è vero che il Superbonus ha favorito l’effettuazione di lavori che in sua assenza non sarebbero stati fatti. Ma questo vale solo nel breve termine: quei lavori, cioè, non sarebbero stati effettuati nel 2021-24 (periodo di vigenza delle agevolazioni edilizie). E’ davvero credibile che non sarebbero stati fatti neppure negli anni o nei decenni successivi? Il beneficio energetico e ambientale del Superbonus andrebbe calcolato solo con riferimento al periodo di anticipazione. Per giunta, se crediamo che gli impegni climatici saranno rispettati – cioè che le emissioni nel 2030 saranno tagliate del 55 per cento e che nel 2050 avremo un sistema energetico a zero emissioni nette – allora, decorse quelle date, l’efficienza energetica perde il suo valore ambientale: l’energia consumata, infatti, proverrà da fonti pulite, ovvero le eventuali emissioni saranno compensate da tecnologie con emissioni negative (per esempio la cattura della CO2 dall’aria).

Il Fatto quotidiano ha quantificato il risparmio energetico in 1 miliardo di euro l’anno, che rispetto ai 229 miliardi spesi in bonus edilizi non appare un grande risultato di efficienza. Anche perché, a differenza della spesa che è totalmente pubblica, il beneficio monetario del risparmio non è per tutti i cittadini italiani ma solo per quel 4 per cento che è riuscito a fare i lavori con il bonus al 110 per cento. E questa è esattamente una ragione per cui, dato che incorporano i benefici, i proprietari dovrebbero sostenere buona parte della spesa.

Insomma, da qualunque lato li si guardi, i benefici del Superbonus sono esigui, incerti e per pochi. I costi, invece, sono enormi e per tutti gli altri.

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