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il dibattito

Francoforte e Strasburgo: è guerra fredda sull'euro digitale

Mariarosaria Marchesano

La Bce vuole costruire un sistema di pagamento a livello paneuropeo per sfidare il predominio delle americane Visa e Mastercard, ma non tutti in Europa sono d'accordo: in casa Ppe cresce un fronte che si oppone

Milano. L’euro digitale getta scompiglio in Europa aprendo un confronto senza precedenti tra la Bce, che sta sviluppando tecnicamente il progetto di cui è convinta sostenitrice in nome della sovranità monetaria, e il Parlamento europeo che blocca di fatto l’iter legislativo. La dialettica va avanti da qualche anno, ma di recente si è inasprita: la Bce vuole costruire un sistema di pagamento a livello paneuropeo per sfidare il predominio delle americane Visa e Mastercard ma non riesce a ottenere il necessario consenso politico a Strasburgo dove il Ppe, il partito più rappresentato, continua a porre ostacoli su questo percorso anche se al suo interno le posizioni non sono univoche. Eppure, l’euro digitale sembrava avere ormai la strada spianata dopo che la presidente della Bce, Christine Lagarde, e il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, hanno annunciato una settimana fa a Firenze che la prima emissione avverrà nel 2029. Bankitalia, tra l’altro, è direttamente coinvolta nel processo per la creazione della nuova infrastruttura digitale europea. Ma per arrivare alla prima emissione occorre che venga approvato un regolamento e vengano concesse delle autorizzazioni.

 

E qui il sogno della Bce di un eurosistema sovrano incontra lo scetticismo della politica o di una parte di questa. Pochi giorni dopo l’annuncio di Firenze, il relatore del progetto euro digitale presso il Parlamento europeo per il Ppe, Fernando Navarrete, ha consegnato una relazione agli eurodeputati in cui mette pesanti paletti. Navarrete, che è un economista con esperienze in banche centrali e al Fondo monetario internazionale, sostiene una tesi che si può sintetizzare così: l’euro digitale va bene per i pagamenti offline, cioè che non navigano su internet (quindi, che avvengono in prossimità tra persone o in un negozio) ma per quelli che transitano sulla rete sarebbe preferibile una soluzione proposta da privati che già assicurano i servizi di transazioni. Di fatto questa posizione blocca l’iniziativa della Bce, che invece trova pieno sostegno nelle maggiori banche centrali dei paesi europei.

 

Infatti, il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel e il suo omologo, Villeroy de Galhau, hanno reagito all’unisono dicendo di non comprendere queste critiche e ricordando quanto sia essenziale per l’Europa stare al passo con l’evoluzione delle tecnologie di pagamento che aiuta a mantenere solido il sistema finanziario dell’eurozona in una fase di crescente incertezza geopolitica. Nagel e Villeroy hanno anche sottolineato che se ci deve essere una battaglia in Europa non è certo tra denaro pubblico e privato, ma tra stablecoin basate sul dollaro e moneta tokenizzata in euro, con un chiaro riferimento alla necessità di costruire in Europa, nel più breve tempo possibile, una risposta competitiva alla strategia di Donald Trump sulle criptovalute. Non è una novità che in casa Ppe sia cresciuto un fronte che si oppone all’euro digitale. Secondo alcuni osservatori, Navarrete starebbe solo cercando un compromesso tra il fronte delle banche, dove è diffuso il timore che questo sistema potrebbe generare trasferimenti dai conti correnti dei clienti, e la Bce, per la quale un tale rischio non esiste ed è, anzi, convinta che solo l’eurosistema possa garantire una infrastruttura di cui tutti usufruiscono e in cui può svilupparsi anche una sana competizione sui servizi del credito.

 

In realtà, la sua posizione non si distanzia troppo da quella di Markus Ferber, potente capogruppo del Partito popolare in commissione Affari economici, che è da tempo tra i più severi critici dell’euro digitale. Le opinioni di Ferber, e anche di Navarrete, vengono assimilate a quelle espresse dalla potente lobby delle casse di risparmio tedesche, che sin dalla prima ora si è opposta al progetto così come una parte delle banche francesi. In questo contesto, le banche italiane sembrano quelle più aperte alla creazione di un eurosistema dei pagamenti, avendo espresso, nelle riunioni riservate che sul tema si sono svolte, un approccio costruttivo nei confronti dell’iniziativa a patto di non essere danneggiate dalle modalità in cui viene realizzata (un tema, per esempio, è il tetto sui trasferimenti). Almeno, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni non si trova nella posizione imbarazzante del governo federale tedesco di Friedrich Merz, che ha la Bundesbank favorevole e il sistema bancario locale contrario. In ogni caso, Germania e Francia organizzeranno un vertice di alto livello il 18 novembre incentrato sulla sovranità digitale invitando anche la Commissione Ue. Una buona occasione per vedere dove arriva il loro europeismo.

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