 
                Editoriali
Notizie non eccellenti: il pil dello zero senza virgola
L'Istat registra un +0,0 nel III trimestre. L'economia resta immobile. Sul risultato incidono negativamente consumi e industria
Nel terzo trimestre (luglio-settembre) il prodotto interno lordo italiano rimane immobile. L’Istat registra infatti una variazione congiunturale nulla, 0,0, dopo il -0,1 per cento del secondo trimestre (aprile-giugno). La media dell’area euro nel terzo trimestre 2025? Crescita dello 0,2 per cento (Ue 0,3 per cento). Distacco non enorme, ma c’è: mentre altri fanno “più”, negli ultimi sei mesi noi abbiamo fatto “meno” o “nullo”. Eppure basta sfogliare il web per ritrovare dichiarazioni entusiaste di Giorgia Meloni, invecchiate male. A Malta, nel 2023, disse che l’Italia avrebbe avuto “una crescita superiore alla media europea”. Poi, a giugno di quest’anno, davanti a Confcommercio, “più di Francia e Germania”, rivendicando un +0,3 congiunturale e un +0,7 tendenziale nel primo trimestre, sostenendo che facessimo meglio di Berlino e Parigi. Oggi i numeri raccontano altro: peggio dell’Italia solo Irlanda e Finlandia (entrambe -0,1) e Lituania (-0,2), Germania ferma a 0,0 come noi, mentre Spagna (0,6) e Francia (0,5) crescono. Il distacco diventa molto più marcato guardando la crescita tendenziale, cioè rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per l’Italia sia Istat sia Eurostat registrano uno 0,4 per cento. La media dell’area euro è più del triplo: 1,3 per cento (Ue 1,5 per cento). Tra i grandi, male la Germania (0,3), meglio la Francia (0,9) e soprattutto la Spagna (2,8). Come ha sottolineato Panetta nella conferenza stampa della Bce a Firenze, l’economia italiana è più solida di quanto molti pensassero: sul fronte resilienza abbiamo retto agli shock e sul fronte stabilità il governo ha lavorato (deficit sotto il 3 per cento, disavanzo primario diventato avanzo). Ma il commento Istat sottolinea che l’industria arretra, i servizi sono fermi e il contributo della domanda interna è negativo. Dunque, anche in una manovra leggera, manca qualcosa di più per consumi e industria: il taglio dell’Irpef e 8 miliardi per le imprese in tre anni non bastano. Altrimenti resteremo stazionari.
 
                             
                                