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L'Opposizione

Renzi nel Campo Largo. Il collante? L'aumento del deficit

Luciano Capone

Con una risoluzione unitaria di critica alla manovra finanziaria, il leader di Italia Viva entra nella coalizione del campo largo. Il programma prevede un taglio delle tasse e la "Start tax", l'aumento della spesa pubblica, il no al target Nato del 2 per cento per le spese militari e anche la tassa sugli extra-profitti

Matteo Renzi ha ottenuto il permesso di costruire la sua Casa riformista nel Campo largo. Non sono certo le pesanti sconfitte nelle Marche e in Calabria a fermare l’operazione, anche perché prossimamente si attendono rotonde vittorie del centrosinistra in Toscana, Campania e Puglia. In ogni caso, la scelta di campo di Renzi è chiara e definitiva. Piano piano sono cadute anche le obiezioni politiche di Avs e, soprattutto, del M5s che aveva assicurato “mai con Italia viva”. L’ingresso di Renzi nella coalizione è sancito da una risoluzione sul Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), firmato dai capigruppo dei partiti al Senato: Francesco Boccia per il Pd, Stefano Patuanelli per il M5s, Peppe De Cristofaro per Avs e Raffaella Paita per Iv. Non si tratta della semplice convergenza su un atto parlamentare, ma di una posizione unitaria sulla politica economica e di Bilancio. Insomma, quasi un programma politico.


Il documento è una radicale critica al governo Meloni per la “totale mancanza di una visione di politica economica”. Il controllo dei conti pubblici non basta, anzi è un problema: “Se i dati programmatici di finanza pubblica mostrano il sostanziale rispetto degli obiettivi della spesa netta fissati nel Psbmt (Piano strutturale di bilancio di medio termine, ndr), frutto di tagli in svariati ambiti della spesa pubblica e del forte innalzamento della pressione fiscale – scrivono le forze del Campo largo – quelli macroeconomici evidenziano la grave situazione in cui versa il paese in conseguenza dell’immobilismo dell’esecutivo”.


Il documento delle opposizioni segnala problemi reali dell’economia italiana: produzione industriale in calo, aumento della Cassa integrazione, declino della produttività, crisi dell’automotive, fallimento delle politiche industriali (su tutte Transizione 5.0), aumento della pressione fiscale, scarso finanziamento della sanità. All’elenco di problemi, il campo largo contrappone come soluzione un elenco della spesa. In sostanza, la proposta è di ridurre le tasse e aumentare la spesa. Ovviamente non è spiegato come questo maggiore deficit possa conciliarsi con i vincoli europei e con quali conseguenze sul rendimento dei titoli di stato, in questo contesto di forte tensione sui mercati internazionali. Ma d’altronde, l’obiettivo del documento non è offrire al paese una “contromanovra”, bensì indicare il perimetro politico della coalizione alternativa al governo.


L’unità è stata coltivata dal responsabile economico del Pd Antonio Misiani, interprete della linea “testardamente unitaria” della segretaria: il primo seme si è visto a fine settembre con un odg comune quando il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è recato al Senato. La trattativa è stata seguita dai leader, con un filo diretto tra Elly Schlein e Matteo Renzi. Ci sono stati momenti di tensione quando, a negoziato in corso, Giuseppe Conte ha fatto un appello pubblico per quattro misure da inserire nella manovra: “maxitaglio delle tasse, aumento consistente dell’Assegno unico per i figli, risorse vere per la sanità e ripristino di transizione 4.0 per le imprese”. E’ sembrato il tentativo di mettere il cappello sul testo comune. L’accordo è stato comunque concluso. Il testo finale del Campo largo include le quattro proposte indicate da Conte e molto altro: aumento dei salari, neutralizzazione del fiscal drag e restituzione del drenaggio fiscale degli anni passati, riduzione dei regimi sostitutivi (come la flat tax per gli autonomi), maggiore progressività fiscale, disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, piano di aiuti per i settori colpiti dai dazi, aumento della spesa sanitaria alla media europea, riduzione dell’età pensionabile, rilancio degli investimenti, risorse per il trasporto pubblico locale, aumento della spesa per istruzione e ricerca, evitare ogni taglio alla spesa corrente degli enti locali.


In pratica, le differenze vengono superate allungando l’elenco della spesa: il deficit è per ora il collante della coalizione. Renzi ad esempio ha ottenuto l’inserimento tra le proposte del Campo largo della  “Start tax”, un’agevolazione fiscale sull’Irpef a favore dei giovani emersa nell’ultima Leopolda. Ma su alcune questioni la coalizione fissa dei paletti: un chiaro no all’aumento delle spese militari, e quindi all’accordo in sede Nato; e un chiaro sì a “una imposta straordinaria sugli extra profitti delle banche e delle società energetiche”. Su questi punti Renzi ha evidentemente ceduto alla linea Conte. Sono gli oneri di urbanizzazione richiesti a Iv per poter edificare la Casa riformista nel Campo largo. 
 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali