Il ministro Giancarlo Giorgetti (foto LaPresse)

Golden power per tutti, la strategia difensiva di Giorgetti sulle banche

Mariarosaria Marchesano

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha posto un punto di domanda sull’operazione italo-francese tra Banco Bpm e Crédit Agricole, in particolare sul ruolo di acquirente di titoli italiani svolto dalla società Anima che, controllata dalla banca milanese, potrebbe in parte essere ceduta al gruppo d’Oltralpe

Golden Power per tutti. Non ci sono figli e figliastri del risiko bancario, la legge deve essere rispettata perché il risparmio è questione di sicurezza nazionale. Il senso del messaggio del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è chiaro e ha posto un punto di domanda sull’operazione italo-francese tra Banco Bpm e Crédit Agricole, in particolare sul ruolo di acquirente di titoli italiani svolto dalla società Anima che, controllata dalla banca milanese, potrebbe in parte essere ceduta al gruppo d’Oltralpe nell’ambito dell’affaire.

 

Insomma, il governo Meloni intende garantire l’applicazione del golden power a prescindere dai soggetti coinvolti. Ma siccome i poteri speciali possono essere esercitati con sfumature e gradazioni diverse, è legittimo chiedersi se davvero l’esecutivo intende opporsi a questa operazione, laddove dovesse concretizzarsi, visto che, come ha precisato lo stesso ministro, “non esistono obiezioni politiche”. Il mercato, per esempio, sta cercando di farsi un’opinione anche per comprendere quale direzione prenderà in futuro il consolidamento bancario in Italia. Spiegano gli analisti di Intesa Sanpaolo in una nota: “Riteniamo che le dichiarazioni di Giorgetti non debbano essere interpretate come un’approvazione del potenziale accordo. L’attivazione del golden power potrebbe comunque rendere l’operazione non praticabile, come dimostrato dal precedente di Unicredit. Detto questo, i suoi commenti suggeriscono l’assenza di una forte opposizione da parte del governo, che tuttavia sembra essere diviso nelle sue opinioni”. Secondo gli analisti di Intesa un fattore decisivo potrebbe essere Anima in considerazione delle restrizioni che imposte proprio a questa società quando Unicredit ha tentato di conquistare Bpm. Tra l’altro, l’Europa non si è ancora pronunciata definitivamente sul caso e secondo gli esperti, “la Commissione europea ha il potere di ignorare le misure di golden power, se ritenute incompatibili con le norme Ue”.

 

Ma mentre su questo aspetto il capo del Mef sembra intenzionato a tenere ferma la posizione già ribadita, e cioè che spetta all’Italia e non a Bruxelles decidere che cosa sia di interesse nazionale sulla base delle leggi del paese, sull’applicazione del golden power Giorgetti punta a introdurre un concetto di “equità”. L’obiettivo sembra quello di sgomberare il campo dalle polemiche che gli sono piovute addosso dalle opposizioni per il fatto di svolgere un ruolo da regista del risiko con il risultato favorendo alcuni investitori e penalizzando altri.

 

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche presieduta dal sen. Pierantonio Zanettin (FI) sta aumentando il suo pressing e il 9 ottobre sarà ascoltato l’ad di Mps, Luigi Lovaglio, per chiarire alcuni aspetti della scalata di Siena a Mediobanca. In Commissione è appena entrato il vice presidente nazionale del M5s, Mario Turco, il quale come prima cosa ha chiesto un’audizione del ministro Giorgetti “per spiegare l’avanzata francese in Bpm e in Generali”. E ieri, durante la sua audizione, Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, la federazione dei sindacati bancari, ha detto che se l’Italia “perde le sue banche e i suoi gruppi bancari e favore di entità straniere perde il controllo e la gestione dell’economia italiana”. Insomma, paradossalmente, sul tema bancario il governo verrebbe attaccato sul suo stesso terreno, quello della difesa della sovranità nazionale, nel momento in cui dovesse campo libero a operazioni con gruppi esteri. Tale rischio, al contrario di quanto pensa il sen. Turco, non esiste per l’operazione Generali-Natixis che sembra finita su un binario morto anche per la contrarietà di Palazzo Chigi. E’ su Banco Bpm-Crèdit Agricole che ruota tutta la questione. Nel momento in cui si blindano i confini nazionali, anche bloccando l’iniziativa di una banca italiana come Unicredit, cadere in contraddizione poi non è così difficile. Proprio per questo, la strategia scelta dal Mef è quella di mostrarsi incline a una parità di trattamento su golden power. In più, Giorgetti ostenta un certo distacco su quelle che possono essere le evoluzioni su Mps-Mediobanca, tra nomine dei nuovi vertici di Piazzetta Cuccia e ipotesi di fusione (ieri si è svolto un primo cda a Siena per discuterne, ma non sono state prese decisioni definitive). Il governo si è ormai diluito al 4 per cento nel Monte in seguito all’offerta pubblica di scambio le cui adesioni sono andate oltre le attese. “Lovaglio non ha mai ricevuto una telefonata”, ha detto Giorgetti. Un po’ come dire: adesso vedetevela voi.

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