
Il boom dell'occupazione è solo merito della legge Fornero?
Per l'opposizione ora il forte aumento dell'occupazione è dovuto alla riforma delle pensioni. Ma per per quanto sia stata importante, non spiega – a distanza di 14 anni – il miglioramento del mercato del lavoro
Inizialmente si negava che l’occupazione stesse aumentando. Poi si sosteneva che, in realtà, aumentavano gli occupati ma non le ore lavorate. Poi che aumentavano gli occupati, ma tutti precari: era questa la piattaforma del fallito referendum della Cgil. Nulla di tutto ciò era vero, perché l’occupazione aumentava, e con essa le ore lavorate, prevalentemente con posti di lavoro permanenti. Dalle parti dell’opposizione, nel tentativo di non attribuire al governo Meloni alcun merito della robustezza del mercato del lavoro, si continua a spiegare il fenomeno con analisi che non trovano riscontro nella realtà e che, con un certo ritardo, vengono silenziosamente accantonate.
Ora, l’ultima spiegazione è che se c’è un record di occupati è solo a causa della riforma Fornero, che prolunga l’attività dei lavoratori più anziani. L’incremento degli occupati degli ultimi anni – sostengono il Pd, il M5s, la Cgil e altri – è concentrato nella fascia d’età sopra i 50 anni, e questo è il prodotto della riforma del governo Monti: l’aumento dell’età pensionabile trattiene meccanicamente al lavoro persone che altrimenti sarebbero andate in pensione. Si tratterebbe, quindi, di un prolungamento della vita lavorativa più che di un incremento delle assunzioni. È una spiegazione quantomeno parziale, e pertanto non veritiera.
Il contributo positivo della legge Fornero è innegabile: vista negli anni come una semplice misura di riduzione della spesa, è stata invece, come su queste colonne abbiamo più volte evidenziato, un’importante riforma strutturale dal lato dell’offerta che ha aumentato il pil potenziale del paese. È un bene, quindi, che in tanti ora – anche se con ritardo – ne riconoscano le virtù, a destra come a sinistra. Ma questo effetto da solo non può spiegare il boom dell’occupazione degli ultimi anni. Perché la legge Fornero risale al 2011 e – sebbene nel frattempo ci siano state tante “salvaguardie” e “quote” che ne hanno attenuato l’entrata in vigore a pieno regime – non aver prodotto un impatto con un scoppio ritardato di oltre dieci anni..
Senza una forte domanda di lavoro, l’effetto della riforma pensionistica si sarebbe tradotto in un aumento della disoccupazione o degli inattivi: se gli occupati aumentano è perché le imprese assumono e creano nuovi posti di lavoro. L’Italia, secondo gli ultimi dati dell’Istat, ha raggiunto il record di occupazione sia in rapporto alla popolazione (62,8%) sia, soprattutto, in valore assoluto (24,2 milioni). Si tratta di 1 milione di occupati in più rispetto al 2019 e di quasi 2 milioni in più rispetto al punto più basso del 2020 durante la crisi Covid: significa che tante persone in più lavorano e non solamente che quelle che lavoravano hanno conservato il posto.
L’interpretazione odierna, peraltro, smentisce le teorie di segno opposto usate spesso dagli stessi protagonisti contro la legge Fornero. Si diceva che smontare la riforma avrebbe fatto aumentare l’occupazione: “Per ogni uscita, tre nuovi occupati” era lo slogan del governo Conte per Quota 100. Ora si sostiene, al contrario, che chiudere le uscite anticipate fa aumentare l’occupazione. Questo è un effetto, ma non spiega tutto. Innanzitutto perché l’insieme degli “over 50” è troppo ampio e distante dalla soglia dell’età pensionabile: non si può attribuire la crescita degli occupati in questa fascia d’età solo alla riforma pensionistica. C’è, più banalmente, l’invecchiamento della popolazione che gonfia le coorti demografiche over 50. Ma negli ultimi anni l’incremento degli occupati al netto dell’effetto demografico ha riguardato tutte le fasce d’età. L’ultimo rapporto annuale dell’Inps mostra che tra il 2019 e il 2024 la crescita degli assicurati nei giovani under 34 (+11,2%) è stata quasi doppia rispetto al totale (+5,9%).
Ciò non implica che i record sul lavoro siano merito del governo Meloni, anche perché si tratta di un trend iniziato nel 2021 durante il governo Draghi e che ha riguardato tutta l’Europa, inclusi paesi come la Francia che una vera riforma delle pensioni non l’hanno fatta. Questo potrebbe dire l’opposizione. Per chi sta all’opposizione tentare di piegare la realtà alla propaganda può essere controproducente, soprattutto se chi lo fa ci crede davvero. L’ultimo referendum sul lavoro sta lì a dimostrarlo.