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Verso le regionali
Così la campagna elettorale nelle Marche tralascia i veri nodi della regione
Il mancato sviluppo industriale del porto di Ancona ha impedito a tutto il territorio di diventare una regione fortemente strutturata come l’Emilia Romagna. Ma Ricci e Acquaroli parlano di altro
Si fa presto a dire Marche Ohio d’Italia. Dibattiti e schermaglie politiche sembrano schiuma davanti alle vere sfide di questa regione. Fino a non molti anni or sono nelle campagne elettorali si parlava di economia invece che di ombrelloni chiusi o del calo di coperti nei ristoranti. Fra gli allievi di Giorgio Fuà, l’economista olivettiano fondatore dell’Istao fautore dello spostamento della facoltà di economia da Urbino ad Ancona negli anni Settanta, c’è Antonio Calafati secondo il quale il mancato sviluppo industriale del porto di Ancona, capoluogo eccentrico, ha impedito alle Marche di diventare una regione fortemente strutturata tanto quanto l’Emilia Romagna. Lo sviluppo anconetano avrebbe potuto saldare e consolidare il distretto calzaturiero a sud (Fermo) con quello mobiliero a nord (Pesaro) e infine con quello meccanico e degli elettrodomestici a Ovest (Jesi/Fabriano). Ma chi ne parla?
In vista delle elezioni regionali del mese prossimo, il candidato del centrosinistra Matteo Ricci denuncia i fondi sottratti alle ferrovie marchigiane dal Ponte sullo stretto, viceversa il presidente uscente FdI Francesco Acquaroli parla unicamente di strade annunciando il via del cantiere dell’ultimo miglio, vecchio progetto per il collegamento veloce tramite una bretella sotterranea fra il porto anconetano e l’A14 in grado di sgravare il traffico dei mezzi pesanti dalla viabilità ordinaria aggravata dalla presenza dagli ospedali regionali.
Come la pensano i pochi che da fuori sono venuti a lavorare qui? Secondo l’architetto padovano Jacopo Simonetti, project manager di Viking, fondo norvegese con sede in Svizzera e attivo in vari cantieri italiani fra cui quello di Ancona, non è questo il problema principale da risolvere. “La richiesta di grandi navi e di quelle medie di lusso in questo momento è talmente alta che ogni problema logistico diventa secondario. In otto anni abbiamo costruito ad Ancona dieci navi, la prossima sarà la prima al mondo con un motore alimentato a idrogeno che dunque emetterà soltanto vapore acqueo”.
Lunga 239 metri, 54.300 tonnellate di stazza, 499 cabine in grado di ospitare circa mille persone, la nuova Libra che verrà consegnata l’anno prossimo sarebbe di certo un bel primato per questa piccola regione e di certo un argomento solido di discussione per la politica eppure è fuori dal dibattito, “in cantiere non ho mai visto venire nessun politico e anzi aggiungo che il porto è completamente scisso dalla città, l’unico elemento di connessione è la vecchia sirena che segnala il cambio turno, quasi un grido per farsi notare all’esterno più che a uso interno”. Il rapporto irrisolto col mare è un problema atavico, perciò molti porti storici si sono configurati come una “città nelle città” basti pensare al Porto Vecchio di Genova o Trieste – dove maestri come Gio Ponti, Luigi Vietti o Gustavo Pulitzer Finali hanno disegnato e arredato navi da crociera da antologia - però di certo si potrebbe fare molto di più anche qui implementando la banchina e dragando ulteriormente il fondale. Attualmente infatti Ancona ospita cantieri solo per navi di media grandezza,
“Viking produce le sue grandi navi da centomila tonnellate e più nei cantieri di Marghera e Monfalcone dove c’è una maggiore tradizione e visione industriale anche grazie alle maestranze che sono più abituate a viaggiare, a fare esperienze lavorative in altri cantieri e così si aggiornano. Ad Ancona solo le ditte in subappalto vengono da fuori regione o hanno nei loro ranghi stranieri specializzati, ad esempio nella carpenteria pesante vengono in maggioranza dal Bangladesh. Peraltro anche grazie al cantiere hanno ottenuto la cittadinanza e di questo siamo molto contenti”. Resta il problema dello smog nel porto provocato dai traghetti adriatici italiani e croati, in larga parte vecchi e malandati, ma a maggior ragione andrebbero supportati progetti avveniristici come quello dell’idrogeno “che però è una tecnologia ancora da studiare e ha bisogno di ulteriori sviluppi in fatto di sicurezza”. Intanto le poche grandi navi turistiche che fanno sosta ad Ancona trovano difficoltà nell’accoglienza, secondo Simonetti i turisti vengono addirittura portati in giornata a San Marino cioè fuori regione.